I "Men in Black" lo ritengono un'ulteriore limitazione delle libertà personali.
COPENHAGEN - Circa 600 persone sono scese in strada ieri sera a Copenaghen per protestare contro le misure anti-Covid-19 adottate dal governo danese e, in particolare, per il cosiddetto "passaporto corona".
Capeggiati dai "Men in Black, Denmark", un gruppo attivo su Facebook che da oltre un mese organizza raduni simili, i manifestanti si sono dati appuntamento davanti al parlamento per sostenere la «libertà di scelta» e denunciare la «coercizione» e la «dittatura» del semiconfinamento in vigore in Danimarca.
Il Paese nordico rilascerà un certificato elettronico di vaccinazione contro il Covid-19 per poter viaggiare e potenzialmente per accedere a eventi sportivi o culturali e ai ristoranti. Secondo i "Men in Black", la creazione del certificato rende di fatto obbligatorio il vaccino, implicazione che rappresenterebbe a loro avviso un'ulteriore limitazione delle libertà individuali.
I dimostranti, tra cui alcuni incappucciati, hanno sfilato con le fiaccole nel centro della capitale scandendo slogan come «Ne abbiamo abbastanza!» o «Libertà per la Danimarca». Alcuni brandivano foto della prima ministra Mette Frederiksen con i tratti del leader nordcoreano Kim Jong-un. La manifestazione, che era stata autorizzata, si è svolta nella calma tra un importante dispiegamento di polizia.
Due settimane fa, in una manifestazione simile, era stato bruciato un manichino dai tratti della premier: da allora due uomini sono in carcere con l'accusa di minacce a Frederiksen.
Nel Paese, negozi non essenziali, bar e ristoranti sono chiusi e il governo ha esteso le restrizioni almeno fino al 28 febbraio. Le scuole elementari potranno tuttavia riaprire lunedì.