Sono centinaia e sono vuote a causa della pandemia ma restano accese giorno e notte. E c'è chi non ne può più
LA SPEZIA - Non c'è solo Venezia che è stata portata al limite estremo dalle colossali navi delle compagnie di crociere. Se quella della città lagunare è una problematica anche strutturale e di conservazione, a causa del continuo transito nei fragili canali, per La Spezia e altre città della Costa ligure il problema è simile ma allo stesso tempo diverso.
«Sono lì ferme nella baia, con i motori e le luci accese, ma a bordo non c'è quasi nessuno. Sono un pugno in un occhio», racconta un'abitante della città ai reporter del magazine americano Fortune. Se il soggetto nelle loro parole non è esplicitato è difficile che - guardando il solitamente pittoresco (e tutelato dall'Unesco) Golfo dei Poeti - non si capisca di cosa si sta parlando.
Tre colossali navi di Costa Crociere, parcheggiate nel mezzo della baia, ferme ma comunque attive: «Fanno parte del paesaggio da ormai un anno e mezzo, ormai non ne possiamo più», conferma la donna. Quella di parcheggiare navi in tutta Italia è una pratica diffusa, conferma Legambiente, che riguarda circa un centinaio di vascelli.
Si va da Civitavecchia, passando per Trieste fino a Palermo e Venezia (tutte navi Msc, queste). E in Liguria, Costa Crociere non ha navi solo in quel di La Spezia, ma anche a Genova e poi pure nel Napoletano. E tutto questo senza contare tutte quelle delle compagnie minori.
Il motivo di questo “parcheggiamento di massa” riguarda il duro colpo sull'industria delle crociere causato dalla pandemia. Al momento si stima che solo un quinto della flotta totale, che negli anni normali in Italia trasporta fino a 13 milioni di turisti, sia attiva e largamente sotto capienza massima. «Per tornare ai livelli pre-pandemia potrebbero volerci diversi anni», spiega sempre a Fortune Gianfranco Lorenzo del Centro Studi Turistici di Firenze.
La strategia delle compagnie di lasciare le navi in mare non lontano da scali portuali si può spiegare con la volontà di ridurre al minimo i costi di mantenimento dei vascelli. Per Legambiente, però, si tratta «di una strategia miope che rovina il paesaggio e causa danni all'ambiente». I colossi di metallo, infatti, tengono accesi i motori facendo lenti giri circolari e di notte accendono le luci per evitare collisioni.
Da qui la volontà dell'ente ecologista di sottoporre al Governo italiano una petizione in merito, in modo da tutelare - se non altro - i luoghi ecologicamente più fragili.