I Paesi devono assumersi la responsabilità «per la distruzione che affliggono, non solo al pianeta ma anche a sé stessi»
Johnson ha poi paragonato il problema al coronavirus: «Come ci ha insegnato il Covid, bisogna ascoltare gli scienziati»
NEW YORK - Il vertice sul clima previsto a novembre a Glasgow - la Cop26 - sarà «l'ultima occasione per l'umanità».
Lo ha detto, categorico, il premier britannico Boris Johnson, durante un discorso all'Assemblea generale dell'Onu. Per Johnson, l'incontro tra i leader mondiali deve assolutamente essere «il punto di svolta per l'umanità», per far sì che il pianeta non venga più trattato come «un giocattolo indistruttibile».
Il Primo ministro ha poi aggiunto che tutti i Paesi devono assumersi la propria responsabilità per «la distruzione che stiamo infliggendo, non solo al nostro pianeta ma a noi stessi». Sebbene sia cosciente che l'aumento della temperature globale è ormai inevitabile, Johnson ha chiesto ai leader d'impegnarsi in «grandi cambiamenti» per impedire di peggiorarlo ulteriormente.
«Come per il Covid, ascoltate la scienza»
Secondo il premier tory, è tempo di ascoltare gli avvertimenti degli scienziati. «Guardate il Covid, se volete vedere un esempio di scienziati - considerati inizialmente pessimisti e cupi - che hanno poi avuto ragione».
Lanciando il summit di novembre, Johnson ha poi aggiunto che gli Stati devono mettere in atto «cambiamenti sostanziali» entro la fine del decennio. In particolare, citando quattro aree di focus: «carbone, auto, soldi, e alberi».
A tal riguardo, il Primo Ministro ha anche detto di non vedere alcun conflitto tra il movimento verde e il capitalismo, dicendo che «l'intera esperienza della pandemia ci ha mostrato che si può risolvere il problema attraverso la scienza e l'innovazione, grazie agli investimenti che sono resi possibili dal capitalismo e dal libero mercato». Insomma, ci sono «gli strumenti per una rivoluzione industriale verde, ma il tempo è disperatamente breve», ha aggiunto.
Cina? Bene, ma non troppo
Johnson ha poi elogiato il Presidente cinese Xi Jinping per il suo recente impegno a fermare la costruzione di nuovi impianti a carbone all'estero.
Tuttavia, ha invitato il gigante asiatico, produttore del 28% delle emissioni globali, a fare di più, e porre fine anche all'uso interno di carbone. «Il Regno Unito è la prova che si può fare», ha poi aggiunto, citando l'esempio del proprio Paese, sceso dal 25% al 2% di energia legata al carbone in cinque anni. Ed entro il 2024, «sparirà del tutto».
In generale, il mondo deve frenare l'aumento delle temperature medie globali, sulla base degli obiettivi fissati dalle Nazioni Unite nell'accordo di Parigi del 2015 (massimo 1,5°C). «Se continuiamo sulla strada attuale, le temperature saliranno di 2,7 gradi o più entro la fine del secolo» ha detto Johnson, annunciando conseguenti «desertificazioni, siccità, raccolti distrutti, e spostamenti di massa dell'umanità».
«Tutto a causa nostra, a causa di ciò che stiamo facendo ora, e i nostri nipoti sapranno che siamo noi i colpevoli e... che siamo stati avvertiti, e si chiederanno che tipo di persone siamo stati, così egoisti e così poco lungimiranti» ha concluso il premier.
I cambiamenti richiesti da Boris Johnson