Il tribunale distrettuale di Tel Aviv ha confermato la sentenza di primo grado favorevole alla zia paterna del piccolo.
Soddisfatti gli avvocati di Aya Biran: «Speriamo che questo sia l'ultimo passaggio prima che Eitan torni dalla sua famiglia in Italia». Ma i legali di Shmuel Peleg promettono battaglia e potrebbero ricorrere alla Corte suprema.
TEL AVIV - Il tribunale distrettuale di Tel Aviv ha respinto il ricorso presentato dai legali di Shmuel Peleg contro la sentenza di primo grado favorevole ad Aya Biran, zia paterna del piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone.
Lo si apprende dai legali della famiglia Biran. «Eitan Biran - si legge nella sentenza, diffusa dai Biran - è stato rapito dall'Italia verso Israele e deve ritornare al suo abituale luogo di residenza».
Gli avvocati della famiglia Biran hanno accolto con compiacimento la sentenza della corte distrettuale: «Speriamo - hanno aggiunto - che questo sia l'ultimo passaggio prima che Eitan torni dalla sua famiglia e alla sua casa in Italia».
Da parte della famiglia Peleg si esprime invece rammarico per la sentenza. «Eitan - ha detto il portavoce della famiglia Peleg - è un bambino israeliano ed ebreo i cui parenti avrebbero voluto che crescesse e fosse educato in Israele». Gli avvocati stanno studiando la possibilità di ricorrere alla Corte Suprema.
Durante l'udienza odierna non si è parlato del mandato di arresto italiano nei confronti di Shmuel Peleg, nonno materno di Eitan. Il bimbo di sei anni, unico sopravvissuto alla sciagura della funivia del Mottarone (Piemonte) dello scorso maggio in cui erano morti i genitori che vivevano a Pavia, è stato portato in Israele lo scorso 11 settembre da Shmuel Peleg su un volo partito da Lugano-Agno.
L'ex militare 58enne ha portato il piccolo in Medio Oriente dopo una visita concessa dalla famiglia paterna e dopo averlo prelevato nella casa della zia Aya Biran, tutrice legale. Da allora lo scontro legale per il piccolo Eitan, già duramente segnato dalla vita e conteso dai due rami familiari, si è infiammato.