Le autorità hanno lanciato un programma per «cambiare la vita della popolazione» delle favelas di Rio
Non tutti sono convinti del progetto, e c'è chi teme che possa portare ad altri spargimenti di sangue
RIO DE JANEIRO - Nel quartiere brasiliano di Jacarezinho, parte delle favelas di Rio de Janeiro, è calato ieri il silenzio: centinaia di agenti delle forze di polizia, pesantemente armati, hanno fatto irruzione con tenute mimetiche, giubbotti antiproiettile e veicoli corazzati, prendendo controllo delle strade e mettendo in pratica 42 mandati d'arresto.
Qualche ora dopo, è stato il turno di Muzela, una favela più piccola controllata dai gruppi mafiosi denominati "milícia" (che molti ora considerano una minaccia ancor più grande dei narcotrafficanti). La ripresa del controllo nel quartiere ha portato a trenta arresti.
Nei prossimi giorni, toccherà ad altre comunità, in ciò che è stata definita dalle autorità un'operazione che intende «trasformare» del tutto le favelas, strappando il controllo alle bande narcotrafficanti e alle organizzazioni mafiose.
«È solo l'inizio»
«Le operazioni di ieri sono solo l'inizio di una serie di cambiamenti che vanno ben oltre la sicurezza pubblica», ha detto a riguardo, in un tweet, il governatore di Rio, Cláudio Castro, un alleato del presidente Jair Bolsonaro. «Ci sono voluti mesi per sviluppare un programma che cambierà la vita della popolazione, portando dignità e opportunità».
Il capo della polizia civile, Allan Turnowski, ha detto a riguardo che «un'occupazione permanente» della polizia seguirà l'incursione di mercoledì a Jacarezinho, che l'anno scorso è stata teatro del peggior massacro della polizia nella storia di Rio. «Il bene sconfigge sempre il male», ha scritto Turnowski su Instagram.
Il portavoce della polizia militare Ivan Blaz, interpellato dall'AFP, ha invece spiegato il progetto più nel dettaglio: «La sicurezza è il primo passo, ma saranno quelli successivi a fare la differenza: l'arrivo dei servizi sociali, l'occupazione, la salute, e l'educazione», ha detto Blaz, che ha aggiunto che al momento la situazione tra bande e autorità è «apparentemente calma».
Cambierà qualcosa? Non tutti sono convinti.
Il nuovo progetto ha lasciato gli esperti poco convinti. Per alcuni di loro, interpellati dal quotidiano Oglobo, la proposta assomiglia all'idea dell'Unità di polizia pacificatrice (UPP), realizzata nel 2008, e che non ha ottenuto il successo previsto. Tra di loro c'è ad esempio la specialista di Sicurezza Pubblica dell'Università Federale Fluminense, Ana Paula Miranda, che ritiene inoltre che la città non abbia i fondi necessari per portarlo avanti.
Pablo Nunes, esperto di sicurezza pubblica di Rio, ha espresso al Guardian scetticismo sulla faccenda, in particolare sull'affermazione del governatore di Rio che le operazioni di questa settimana possano essere l'inizio di «un grande processo di trasformazione» delle favelas.
«Le favelas e le periferie di Rio non sono mai state trasformate dalla canna di una pistola», ha detto Nunes, che sospetta che l'iniziativa sia semplicemente una manovra politica per aiutare un governatore politicamente debole ad assicurarsi un secondo mandato alla fine di quest'anno.
«Speriamo»
Blaz ha però respinto le accuse: «Capisco che c'è chi pensa di aver già visto questo film», ha spiegato, affermando che «le autorità sono determinate a combattere i trafficanti e al terrore imposto dalle "milícia"».
Tra coloro che sperano maggiormente che sia davvero così c'è Leandro Souza, un leader della comunità di Jacarezinho. La sua speranza è che l'occupazione militare sia davvero accompagnata da schemi di creazione di posti di lavoro e di formazione, oltre che da progetti sociali volti a risollevare una comunità profondamente in difficoltà.
«Spero che questo non sia semplicemente un altro tentativo malriuscito di portare la pace... che in realtà porta solo a ulteriori spargimenti di sangue».