I meno soli sono i Nord-Europei, mentre dall'altra parte della classifica si piazzano gli abitanti del'Europa dell'Est
LONDRA - La solitudine a livello problematico, con riflessi importanti sulla salute psicofisica, è diffusa in molti paesi del mondo. Nelle nazioni industrializzate la solitudine riguarda una persona su tre, mentre una su 12 ne soffre in modo grave, tale da avere ricadute importanti sullo stato di salute.
Sono alcuni dei dati resi noti nell'ambito di un maxi-studio pubblicato sul British Medical Journal e condotto da Melody Ding, Sydney School of Public Health, Faculty of Medicine and Health, presso la University of Sydney in 113 paesi del mondo su dati relativi al periodo 2000-2019. Ma gli autori lanciano l'allarme perché durante la pandemia i livelli di solitudine sono drammaticamente aumentati in tutto il mondo e per tutte le fasce di età.
Gli esperti hanno avuto accesso a dati su adolescenti (12-17 anni) in 77 paesi, su giovani adulti (18-29 anni) in 30 paesi, su adulti di mezza età (30-59 anni) in 32 paesi, su anziani (60 anni o più) in 40 paesi.
Ebbene è emerso che per tutte le fasce di età a sentirsi meno soli sono i Nord-Europei: il 2,9% dei giovani adulti; il 2.7% per gli adulti di mezza età; il 5.2% degli anziani. I livelli più elevati di solitudine si registrano nell'Europa dell'Est (7,5% dei giovani adulti; 9,6% per quelli di mezza età e 21,3% degli anziani). Anche tanti adolescenti si sentono soli: si va da un minimo del 9,2% dei 12-17enni nei paesi del Sud-Est Asiatico a un massimo di 14,4% nei paesi del mediterraneo orientale.
«Gli sforzi di Salute Pubblica per prevenire e agire sulla solitudine richiedono una sorveglianza continua per tutte le classi di età e in tutte le aree geografiche» - scrivono gli autori del lavoro; la pandemia non può che aver peggiorato questo quadro in tutto mondo, con ricadute importanti anche a lungo termine sulla salute globale.