Gli yacht sequestrati ai magnati russi sono diventati l'emblema delle sanzioni dell'Occidente contro Putin.
La lunga lista di chi ha pagato pegno per il sostegno, non disinteressato, allo "zar"
MOSCA - Circa 680 persone sanzionate, di cui una ventina di super-ricchi. Le sanzioni dell’Europa e del resto del mondo contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina si sono abbattute anche e soprattutto sugli oligarchi russi con confische, conti bloccati, bancomat che non rispondono, conti da pagare esclusivamente in cash. Dal Cremlino gridano al “brigantaggio” ma Stati Uniti, Italia, Gran Bretagna, Germania e Francia vanno avanti. E il nostro Paese segue.
Svizzera – Proprio accanto alle piste di St. Moritz, secondo Repubblica, molte ricche famiglie russe di diversi oligarchi in vacanza sulla neve, si sono trovate improvvisamente con le carte di credito bloccate e conti da saldare esclusivamente in contanti. «Ci sono stati litigi e persino urla – ha raccontato al giornale un testimone in un ristorante dalle parti di Corviglia -. Il capofamiglia incredulo e furibondo, la moglie in lacrime, con una inutile borsetta Chanel appesa al braccio». Anche se i più ricchi, avendo la possibilità di acquistare uno chalet di lusso in una delle zone più esclusive della Svizzera, sono riusciti a ottenere la residenza e un conto in banca classificato come “svizzero” quindi intoccabile, almeno al momento.
Italia - Nel porto di Sanremo è stato sequestrato il maxi-yacht Lena, di proprietà di Gennady Timchenko, magnate russo dell'energia e delle infrastrutture, proprietario di Volga Group e socio di Novatek. L'imbarcazione, 52 metri, ha un valore stimato di 50 milioni di dollari. A Imperia è stato congelato lo yacht Lady M, 65 metri, di Alexei Mordashov, presidente del gruppo siderurgico russo Severstal. Secondo il Guardian l'imprenditore è l'uomo più ricco di tutta la Russia. Il valore del mezzo è stimato in circa 65 milioni di euro. La Guardia di Finanza ha sequestrato in Costa Smeralda la villa di lusso di proprietà del magnate russo-uzbeko Alisher Usmanov, azionista di maggioranza di Metalloinvest ed ex direttore generale di Gazprom Invest, per un valore di 17 milioni di euro.
Stati Uniti - Nel mirino statunitense sono finito oltre al portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, gli oligarchi Alisher Usmanov, Nikolay Tokarev, Boris Rotenberg, Arkady Rotenberg, Sergey Chemezov, Igor Shuvalov e Yevgeny Prigozhin: «Saranno tagliati fuori dal sistema finanziario americano, i loro asset congelati e le loro proprietà bloccate» ha tuonato la Casa Bianca.
Francia - A La Ciotat (Marsiglia), la polizia francese ha confiscato lo yacht Amore Vero, di proprietà di una società legata a Igor Sechin, amministratore delegato del colosso energetico russo Rosneft.
Gran Bretagna - Il governo di Boris Johnson ha colpito l'oligarca, ex vicepremier, Igor Shuvalov, ricco possidente di lussuose proprietà a Londra, al pari di sua moglie, e Alisher Usmanov, azionista importante della squadra di calcio dell'Arsenal e fino a ieri, sponsor di riferimento dell'Everton. Per non parlare del magnate del gas, Roman Abramovich, costretto tra le altre cose a mettere in vendita il Chelsea oltre a perdere molte sponsorizzazioni con la sua Gazprom.
Germania - Sempre di proprietà di Usmanov, lo yacht Dilbar posto sotto sequestro nel porto di Amburgo, Germania. Il suo valore: quasi 600 milioni di dollari.
Ma questi sono alcuni esempi di una vasta azione che sembra avere i primi effetti. La rivista Forbes ha rivelato che fra il 16 e il 24 febbraio, 116 magnati russi hanno perso 126 miliardi di dollari. Tanto che alcuni di loro hanno condannato apertamente la guerra, come Oleg Derikpasa o Mikhail Fridman, detentori di fortune calcolare in decine di miliardi di dollari, che hanno fatto appelli alla pace.
La ribellione dorata delle figlie dei magnati
Selfie, sfarzo e tanta ostentazione. Ma anche una coscienza pacifista. Alcune figlie dei grandi oligarchi russi sono uscite dal loro mondo fatto di oro, abiti firmati e location da sogno, per schierarsi contro il conflitto in Ucraina. Sofia Abramovich, figlia di Roman ha postato su Instagram un cartello in cui si legge che «la bugia più grande e più efficace della propaganda del Cremlino è che la maggioranza dei russi stia con Putin». La figlia dello storico portavoce di Putin, Dmitry Peskov, sempre su Instagram aveva scritto «no alla guerra», prima di rimuovere il post un’ora dopo e far diventare il suo account “privato”. Maria Yumasheva, nipote dell’ex presidente Eltsin e dell’attuale consigliere di Cremlino, Valentin, uno dei grandi kingmaker di Putin, ha scritto “no alla guerra” e ha sfilato a Londra con i manifestanti pacifisti. Ksenia Sobchak - figlia di Anatoly Sobchiak, l'ex sindaco di San Pietroburgo, molto legato a Putin, ha rivolto un appello a Putin perché fermi la guerra.