La Turchia annuncia che le delegazioni di Mosca e Kiev sono pronte a tornare a incontrarsi per una trattativa di pace.
KIEV - La guerra in Ucraina potrebbe finire «in un prevedibile futuro». Sono parole ancora criptiche quelle usate dal Cremlino sulla possibilità di mettere fine al bagno di sangue. Ma le sole che tengono vivo un lume di speranza tra le stragi di civili che si rincorrono ogni giorno. E nonostante gli orrori del conflitto, accompagnati dalle accuse reciproche, la Turchia annuncia che le delegazioni di Mosca e Kiev sono pronte a tornare a incontrarsi per proseguire una trattativa per ora decisamente in salita.
I colloqui russo-ucraini «non stanno procedendo facilmente, ma ci sforzeremo di fare in modo che tutti gli obiettivi vengano conseguiti», ha detto da parte sua il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, senza indicare alcuna data per una possibile ripresa dei colloqui dopo quelli tenuti a Istanbul il 29 marzo scorso. Ma il capo negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak ha gelato le attese per una tregua temporanea, affermando che ciò significherebbe solo «una guerra rinviata per il futuro». Una conferma, agli occhi dei russi, delle loro accuse secondo le quali Kiev sarebbe intenzionata a proseguire le ostilità, su istigazione degli Usa, per cercare di guadagnare posizioni sul campo di battaglia e tornare al tavolo delle trattative in posizione di maggiore vantaggio. Tanto più che, secondo informazioni del ministero della Difesa britannico, le truppe di Mosca si sono ormai ritirare dal nord dell'Ucraina e il Pentagono si dice sicuro che i russi hanno rinunciato all'ambizione di conquistare Kiev.
È stato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, a parlare della speranza di Mosca di terminare quella che chiama «l'operazione militare speciale» in Ucraina in un «futuro prevedibile». «L'operazione progredisce - ha spiegato il portavoce - e i suoi obiettivi vengono raggiunti. Un lavoro efficace viene svolto dall'esercito e dai negoziatori che conducono le trattative con la loro controparte ucraina». Ma sull'andamento dei negoziati si sa ben poco. Attualmente, ha detto Lavrov, le parti hanno allo studio la lista dei Paesi che dovrebbero fare da garanti per la sicurezza dell'Ucraina se accetterà di diventare uno Stato neutrale. La Russia, ha sottolineato il capo della diplomazia, ha chiesto che in tale lista sia inserita anche la Bielorussia, fedele alleato di Mosca.
In occasione dei colloqui di Istanbul di fine marzo era emersa la disponibilità dell'Ucraina ad accettare uno status di Paese neutrale, ma in cambio di garanzie di sicurezza fornite da un gruppo di Paesi contro eventuali nuove minacce militari. L'ipotesi circolata era che di questo gruppo potessero far parte i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu - inclusa quindi la Russia - oltre a diversi altri Stati, come Turchia, Germania e Italia. Kiev proponeva inoltre che il futuro della Crimea, annessa unilateralmente dalla Russia nel 2014, e delle parti del Donbass sotto il controllo delle autoproclamate Repubbliche filo-russe di Donetsk e Lugansk fosse discusso in negoziati separati. Mosca, tuttavia, ha accusato gli ucraini di essersi rimangiati parte delle concessioni negli ultimi giorni.
La Russia e l'Ucraina, ha assicurato un responsabile turco citato dall'agenzia Afp, intendono procedere nelle trattative, ma le posizioni restano distanti, in particolare sullo status del Donbass e della Crimea. Anche sulla questione delle garanzie di sicurezza rimangono non pochi dubbi, in particolare per i timori espressi da alcuni Paesi possibili garanti sul pericolo che un eventuale intervento a protezione dell'Ucraina porti a uno scontro diretto con Mosca.