Il sindaco di Chiavenna: «Situazione drammatica, si formano i giovani che poi se ne vanno in Svizzera»
Un'azienda su tre cerca manodopera, ma non c'è modo di trovarla. Di conseguenza le imprese devono annullare lavori e deludere le richieste di clienti e turisti.
CHIAVENNA - Il lavoro c'è, ma i dipendenti no (...perché sono in Svizzera). Il grido dei commerci piegati dal frontalierato nella Valchiavenna, regione in provincia di Sondrio, si è fatto nuovamente sentire, in una situazione che viene definita «drammatica».
Infatti, come illustra un articolo sul Corriere della Sera, i commercianti - ad esempio albergatori e ristoratori, ma non solo - sono in piena emergenza, e non riescono a coprire il proprio fabbisogno.
«Le nostre aziende investono nella formazione dei giovani e poi, a distanza di poco tempo, perdono queste figure che se ne vanno in Svizzera», ha spiegato al quotidiano italiano il Sindaco di Chiavenna, Luca Della Bitta.
«Guadagno il triplo»
Il motivo principale è uno, la differenza nella remunerazione. «Guadagno il triplo rispetto a quando facevo il cameriere in Italia, il divario è troppo alto per tornare indietro», ha raccontato uno dei 1'700 frontalieri della Valchiavenna, attivo in un'azienda di St. Moritz. Eppure la volontà di stare vicino a casa c'è, ma non in queste condizioni: «Se potessi trovare un’occupazione vicino a casa che mi consentisse di mantenere i miei quattro figli e pagare il mutuo sarei il primo a fare scelte diverse».
In totale, il 30% delle imprese registrate in Valchiavenna (1'440) cerca manodopera, e non riesce proprio a trovarla. «Non posso accettare altri lavori perché non ho personale», è il commento di più di una delle ditte, che non arrivano nemmeno a fare colloqui perché non c'è nessuno che si propone. Alcuni ristoratori hanno dovuto persino rinunciare a delle prenotazioni relative alla Pasqua, per mancanza di dipendenti.
«I paesi sono destinati a svuotarsi»
Una soluzione potrebbero essere «sgravi fiscali per le aziende di confine», ha proposto il titolare di una ditta d'arredamenti, «occorre trovare un modo per aiutare le imprese a pochi chilometri dal confine per ridurre la distanza di retribuzione e di condizione di lavoro» gli ha fatto eco un ristoratore. Il pensiero comune è che qualcosa va fatto, «altrimenti i paesi sono destinati a svuotarsi, ed il tessuto economico a morire», è la triste conclusione di un autotrasportatore.