Il virus di cui si sta parlando tantissimo sotto la lente per capire che no, non è il nuovo Covid
Si tratta di una malattia già nota da decenni, molto poco letale e non molto contagiosa.
ROMA - Se ne parla da qualche giorno, e con una certa apprensione, di questo vaiolo delle scimmie che è sbarcato in Europa dall'Africa con diversi casi accertati anche nella vicina Italia in turisti rientrati dalle Isole Canarie.
Il motivo all'origine della preoccupazione è anche abbastanza evidente, visto e considerato che si tratta di un virus di origine animale passato all'uomo con quello che viene chiamato "un salto di specie" (in questo caso, malgrado il nome, dai roditori e non dai primati) e con un nome che evoca memorie epidemiche quasi medioevali.
La verità è che, al momento, il vaiolo delle scimmie non sembra affatto così preoccupante - né diffuso, e verosimilmente, diffondibile - come lo era stato il Covid a inizio 2020.
Altra cosa di cui tenere conto è che non si tratta di una malattia nuova, ma già nota da decenni - e che ha già avuto cicli epidemici, anche in tempi recenti - e che, per più motivi, ricorda fortemente la varicella.
Quali sono i sintomi?
Gli ormai stranoti "sintomi influenzali": ovvero febbre (raramente alta) dolore articolare e muscolare accompagnato da una generale spossatezza. A questi si aggiungono anche i linfonodi ingrossati. Secondo i medici sono questi i campanelli d'allarme da tenere d'occhio.
E per quanto riguarda le pustole?
Possono presentarsi, sono analoghe a quelle della varicella ma non sono diffuse su tutto il corpo ma piuttosto sono localizzate in alcune aree. Nei casi di questi giorni, uomini gay attivi sessualmente, sono apparse nell'area genitale.
Come si trasmette?
Secondo gli esperti soprattutto attraverso la saliva (anche sotto forma di aerosol) oppure con il contatto cutaneo, soprattutto là dove ci sono le vescicole. Il virus, quindi, si diffonde quindi solitamente nell'ambito di contatti estremamente stretti.
Come ci si cura?
Trattandosi di un virus, come col Sars-Cov, non ci sono cure. Ma non bisogna preoccuparsi, confermano gli esperti. Si tratta di una malattia che si autorisolve solitamente entro le 2 settimane (al massimo 4) ed è solitamente molto meno fastidiosa di una varicella. Anche il tasso di mortalità resta estremamente basso. Chi è stato vaccinato dal vaiolo (diversi anni fa era prassi) pare sia meno esposto al contagio.