Persa la Russia, si cercano partner alternativi: l'Algeria torna di grande interesse anche per la Francia
AMSTERDAM - Una volta sfondata la soglia psicologica dei 300 euro per i contratti a termine sul gas naturale nel mercato di riferimento europeo, la giornata di giovedì è proseguita all'insegna della tensione tra gli operatori. Si è arrivati a un massimo di 320 euro, un rialzo vertiginoso che mette sotto pressione i governi europei, in vista di mesi molto difficili da affrontare senza poter contare sulle fonti russe.
La conseguenza dell'impennata del prezzo del gas produce, come inevitabile conseguenza, l'aumento dei costi di una lunga serie di prodotti - dai fertilizzanti allo zinco, passando per l'alluminio e via di seguito.
Gli stoccaggi - In tutta Europa prosegue la corsa al riempimento degli stoccaggi. In Francia è stato superato il 90%, sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo del 100% che il governo francese si è imposto. Altre nazioni, invece, punteranno alla quota ora raggiunta da Parigi e sono al lavoro facendo ricorso a fonti alternative alla Russia. L'Italia, ad esempio, lo scorso 23 agosto era a quota 80,1% mentre la media dell'Unione europea, alla stessa data, era del 78,05%. Nessuno fa meglio della Polonia, che sfiora la piena capacità (99,56%).
Il grande momento dell'Algeria - Come l'Algeria, che è diventato il primo fornitore di gas dell'Italia da alcune settimane e che è il destinatario di un «rinnovato interesse» (come scrivono i media locali) da parte della Francia. Giovedì il presidente Emmanuel Macron è sbarcato ad Algeri per una visita di tre giorni finalizzata ufficialmente a «rafforzare la cooperazione in tutti i campi», ma con un occhio particolare al gas - come indica la presenza nella delegazione dei ministri dell'Economia e dell'Energia e dei rappresentanti di grandi gruppi francesi. «Un velato viaggio per il gas», assicura Euroactive.
Anche il petrolio - Algeria sotto i riflettori non solo per il gas, ma anche per il petrolio. Il ministro dell'Energia Mohamed Arkab ha annunciato che «i paesi Opec+ si incontreranno il 5 settembre per valutare i recenti sviluppi del mercato petrolifero internazionale e le sue prospettive a breve termine». Arkab si è detto «sconvolto» dalla volatilità dei prezzi delle ultime settimane, basata a suo dire «su un'eccessiva anticipazione dei timori legati al rallentamento della crescita economica e la domanda globale di petrolio nei mercati finanziari». La riunione sarà utile per «definire un approccio comune per i prossimi mesi che consentirà di consolidare gli sforzi compiuti dall'Opec e dai suoi partner». L'Algeria, ha ribadito il ministro, è pronta «ad adottare le misure necessarie per mantenere la stabilità e l'equilibrio del mercato petrolifero internazionale».
Carbone prima di tutto - Alla ribalta non c'è solo il gas, ma anche il carbone. Fonte in via d'estinzione nell'ottima della svolta verde, che è ridiventata di grandissima attualità dopo le sanzioni a Mosca. Basti pensare alla priorità concessa in Germania ai treni cargo che lo trasportano rispetto ai convogli passeggeri. Il messaggio è chiaro: in questo momento l'approvvigionamento energetico viene prima di tutto. E appare poco probabile che, visto come vanno le cose al momento, Berlino dica davvero addio al carbone entro il 2030.