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ARABIA SAUDITAArabia Saudita, la nuova capitale della droga del Medio Oriente

05.09.22 - 20:30
Un sequestro record avvenuto settimana scorsa ha riacceso i riflettori su un problema sempre più diffuso nel Regno.
AFP
Sequestro di 47 milioni di pillole di anfetamine, il 31 agosto. Sei siriani e due pakistani sono stati arrestati in un raid
Sequestro di 47 milioni di pillole di anfetamine, il 31 agosto. Sei siriani e due pakistani sono stati arrestati in un raid
Arabia Saudita, la nuova capitale della droga del Medio Oriente
Un sequestro record avvenuto settimana scorsa ha riacceso i riflettori su un problema sempre più diffuso nel Regno.

RIYAD - Traffico di droga, sequestri e omicidi, l'Arabia Saudita si ritrova costretta a guardare in faccia alla realtà e ad affrontare un problema ignorato per troppo tempo: la diffusione di stupefacenti tra i giovani. Le autorità saudite hanno lanciato l’allarme a seguito di una serie di eventi che hanno riacceso il dibattito attorno al tema della droga. Mercoledì scorso le autorità hanno annunciato il più grande sequestro di stupefacenti mai eseguito nel Paese con quasi 47 milioni di pillole di anfetamine. Il sequestro record però sembrerebbe essere solo la punta dell’iceberg di un problema molto più profondo.

La capitale della droga - Secondo gli esperti della regione infatti, l'Arabia Saudita si sta imponendo come un attore principale nel traffico di stupefacenti tanto da meritarsi il titolo di "Capitale della droga del Medio Oriente". L'aumento vertiginoso della domanda interna sta infatti catalizzando il narcotraffico in provenienza dal Libano e dalla Siria, trasformando il regno in una delle destinazioni regionali più redditizie per la droga. 

L'operazione di mercoledì scorso è stata il più grande tentativo di contrabbando in termini di sequestro di stupefacenti. Le autorità non hanno indicato il nome della droga sequestrata e neppure la provenienza. L'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) ha però affermato che «le segnalazioni di sequestri di anfetamine da paesi del Medio Oriente continuano a riferirsi principalmente a compresse chiamate ​​Captagon».

Il Captagon - In origine Captagon era il nome di un medicinale che contiene la fenetillina, un farmanon non più prodotto legalmente. Il traffico di queste pastiglie è aumentato esponenzialmente. La droga è entrata nel Regno soltanto 15 anni fa, ma il suo utilizzo è esploso soltanto durante gli ultimi cinque anni. Le ragioni di questo fenomeno sono molte. Uno dei motivi per cui il captagon si sta diffondendo così tanto è l'inondazione di rifornimenti provenienti principalmente dalla Siria, dove viene prodotto su scala industriale nelle fabbriche chimiche ereditate dal regime di Assad.

Il prezzo del Captagon varia tra i 10 e i 25 dollari a pillola. Il che significa che l'ultimo sequestro saudita ha un valore fino a 1,1 miliardi di dollari, sulla base dei dati della rivista International Addiction Review.

La noia e lo sballo - Molti giovani in Arabia Saudita, secondo quanto riportato dalla Cnn, hanno iniziato ad assumere droghe a causa della noia e della mancanza di opportunità sociali. «Le maggiori libertà introdotte dal principe ereditario Mohammed bin Salman potrebbero quindi aiutare a ridurre in parte l’utilizzo», ha affermato Felbab-Brown, esperto della diffusione di Captagon presso la Brookings Institution di Washington DC. «L'importante non è né limitare le libertà, né trasformare i concerti in luoghi di reti a strascico e incursioni, ma piuttosto educare i giovani», ha spiegato.

Parallelamente alla diffusione del fenomeno, si sono sviluppati i primi centri di riabilitazione del Regno. Khalid Al Mashari, Ceo di Qaweem, uno delle prime strutture ad aprire, afferma che negli ultimi due anni ne sono stati aperti circa quattro o cinque. Questa è una testimonianza del riconoscimento da parte del governo dell'importanza della riabilitazione, dice, ma mostra anche una chiara tendenza del fenomeno. «La richiesta purtroppo è molto alta, non riusciamo ad accogliere tutti. Ma almeno ora i ragazzi hanno la possibilità di curarsi e vincere la dipendenza».

Ancora un tabù - La politica del governo non facilita il lavoro degli istituti di riabilitazione. «La droga è ancora un tabù. La tendenza del governo è quella di minimizzare la diffusione e nascondere il problema». Rose si augura che anche i governi dei vari Paesi nel Medio Oriente possano abbracciare politiche meno rigide a riguardo della diffusione della droga tra i giovani. 

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