La rissa di domenica tra gli ultras di Napoli e Roma. L'obiettivo dei partenopei era però la città ligure.
ROMA - Spranghe, bastoni, coltelli e fumogeni. Una guerriglia urbana tra gli ultras di Roma e Napoli che ha avuto luogo domenica sull’autostrada A1 tra Monte San Savino e Arezzo. Inizialmente i media locali avevano ipotizzato un agguato teso dai tifosi partenopei contro i rivali giallorossi in trasferta a Milano. La polizia italiana ha già provveduto all'identificazione di circa 200 tifosi dei 400 presenti da entrambe le tifoserie.
Obiettivo Marassi - L’inchiesta però ha rivelato un nuovo retroscena dietro la maxi rissa. Lo scontro non era programmato. Anzi, gli ultras napoletani erano diretti a Genova dove si sarebbero dovuti affrontare con i tifosi di Sampdoria, Ternana, Verona e Bari. Campo di battaglia: lo stadio di Marassi. Uno scontro furioso che si sarebbe svolto nel giorno della commemorazione della morte di Gianluca Vialli.
La tentazione però di un agguato ai danni degli odiati ultras della capitale, sponda Roma, è stata troppo forte. Pietre e bottiglie rotte hanno dato avvio a una guerriglia nel mezzo dell’Autostrada del Sole.
La vendetta - Un odio che ha radici profonde e che data del 3 maggio del 2014, quando un colpo di pistola aveva ucciso il tifoso napoletano Ciro Esposito. A premere il grilletto il romanista Daniele de Santis, ex-capo ultrà. Da allora la missione della curva del Napoli si riassume in una sola parola: vendetta.
Dal tragico episodio però si è sviluppata una rete tra diverse tifoserie per unirsi al regolamento di conti napoletano. La Digos sta indagando su un vero e proprio “patto di sangue” tra la curva partenopea e il tifo organizzato di varie squadre italiane, tedesche e francesi. Paris Saint-Germain, Monaco 1860, Borussia Dortmund, Stella Rossa di Belgrado si sarebbero unite sotto lo slogan: «Se si picchia un romanista nessuno viene lasciato solo».
La reazione della Federcalcio - Dal governo si attende ora un giro vite per rispondere all’episodio di violenza. «Le norme ci sono, posso assicurare che consentono di adottare misure adeguate», conferma il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. «Negli stadi si verificano sempre meno episodi di violenza, tanto è vero che gli ultrà si danno appuntamento in altri luoghi, come è successo domenica», ha spiegato Piantedosi. Un pensiero condiviso da Gabriele Gravina, il presidente della Federcalcio. «Il danno morale e d’immagine, non allo sport ma all’intero Paese, deve essere punito molto severamente».
08.01.2023🇮🇹 ultras Napoli vs ultras Roma https://t.co/Fjy3xrmcco pic.twitter.com/ZMJi60kFfg
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