Il monito alla Cina: «Non fornite armi a Mosca»
WASHINGTON - Gli Stati Uniti stanno valutando se inviare caccia da combattimento a Kiev e allo stesso tempo mettono in guardia la Cina dal fornire armi a Mosca, dicendosi pronti a rivelare informazioni di intelligence che dimostrerebbero come Pechino stia effettivamente considerando l'ipotesi.
«Continuiamo le discussioni sia internamente, mentre guardiamo alla difesa aerea a lungo termine di Kiev, che con l'Ucraina», ha detto la vicesegretario di Stato per gli affari politici, Victoria Nuland, rispondendo a una domanda del Washington Post in merito alla possibilità che gli Usa inviino alle forze ucraine jet di quarta o quinta generazione (come lo sono ad esempio gli F-35).
«Ci sono alcuni Paesi in Europa che sono interessati a fornirli e, come ha detto il presidente Biden, questa sarà una loro scelta», ha spiegato la numero due di Antony Blinken, ribadendo che si tratta di «un quadro in evoluzione mentre si valuta di cosa abbia bisogno l'Ucraina».
Il monito alla Cina da parte di Washington, concordato con i partner della Nato, arriva alla vigilia del primo anniversario della guerra e della riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, proprio mentre ufficialmente le autorità cinesi si propongono come mediatrici tra Mosca e Kiev e si apprestano a rivelare al mondo il loro piano di pace per la fine del conflitto.
La decisione dell'amministrazione Biden, hanno rivelato funzionari americani al Wall Street Journal, è maturata dopo una serie di avvertimenti a porte chiuse a Pechino culminati con il monito pubblico di Blinken al capo della diplomazia cinese, Wang Yi, durante il loro colloquio a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco.
Nelle prossime ore proprio il segretario di Stato americano interverrà al Consiglio di sicurezza e c'è chi a Washington ritiene che potrebbe essere quella l'occasione scelta per rivelare le informazioni di intelligence, come accadde un anno fa sulle intenzioni del Cremlino di invadere la Russia.
«Finora non è successo»
La linea ufficiale della Casa Bianca e del Pentagono tuttavia è che finora Pechino non ha fornito armi a Mosca. «Finora non è successo», ha sottolineato la portavoce Karine Jean-Pierre, ma il dipartimento della Difesa ha ribadito che se succederà ci saranno «conseguenze gravi».
La preoccupazione di un cambiamento a breve nell'approccio di Pechino agli aiuti a Mosca c'è ed è condivisa anche dalla Nato. Ci sono «alcuni segnali» che la Cina avrebbe piani per supportare la Russia nell'invasione dell'Ucraina, ha dichiarato il segretario generale Jens Stoltenberg, che ha rivolto un appello a Pechino perché «desista» dall'appoggiare «una guerra illegale», che costituirebbe una violazione del diritto internazionale.
Le notizie in possesso dei servizi americani e occidentali rivelano che Pechino non «ha ancora preso una decisione definitiva al riguardo», tuttavia l'ambiguità mantenuta finora nel suo sostegno a Mosca potrebbe «presto cessare».
Soprattutto, rivelano le fonti, alla luce del fatto che il fallimento della Russia avrebbe forti ripercussioni economiche e politiche sul Dragone. Stando alle informazioni di intelligence, inoltre, negli ultimi tempi in Cina sarebbero aumentati i timori che un Vladimir Putin in condizioni disperate possa ricorrere al suo arsenale nucleare.
Nulla di troppo avanzato
Quanto al tipo di armi che Pechino potrebbe inviare alle forze di Mosca non ci sono certezze. L'intelligence sa che i cinesi sono leader mondiali nella produzione di sistemi di artiglieria a lungo raggio, lanciarazzi multipli di precisione, missili anticarro, piccoli droni tattici e munizioni, tutte armi utilizzate nella guerra in Ucraina.
Ma a questo punto del conflitto, l'esercito russo soffre di una carenza soprattutto di munizioni, per questo le intelligence americane ed europee non ritengono che la Cina possa fornire necessariamente armi avanzate. Si tratterebbe piuttosto di rifornire le forze di Putin di quello che hanno perso sul campo di battaglia, munizioni appunto o sistemi elettronici che non sono stati in grado di produrre a causa delle sanzioni occidentali.
Non è una questione di tecnologia, sostengono funzionari dei servizi, ma di quantità. E questa è la più grande preoccupazione di Washington in previsione di un conflitto che si protrarrà ancora per mesi. In termini di capacità produttiva, avverte l'intelligence, la Cina è più potente di «Russia e Nato messi insieme».