Il tentato omicidio del primo ministro giapponese Fumio Kishida riporta alla memoria la morte dell'allora premier Shinzo Abe
TOKYO - L'uccisione del primo ministro giapponese Shinzo Abe nel luglio dell'anno scorso, sembrava essere un atto privo di rivendicazioni politiche. Il fatto che l'aggressore abbia agito da solo, aveva convinto la comunità internazionale che si trattava dell'ennesimo atto terroristico perpetrato da un "lupo solitario". Erano decenni che un politico giapponese di così alto rango non faceva una fine del genere. Soprattutto se si considera il fatto che in Giappone i tassi di criminalità sono relativamente bassi e che nel Paese circolano una quantità estremamente bassa di armi da fuoco.
L'attentato ai danni dell'attuale primo Ministro giapponese Fumio Kishida non ha soltanto riportato alla memoria l'uccisione di Shinzo Abe, ma anche riaffermato l’omonima pratica in Giappone. Ha inoltre sollevato una serie d'interrogativi sulla sicurezza dei membri del G7 che si riuniranno il mese prossimo nella circoscrizione di Hiroshima, la città natale di Kishida.
Nelle ore seguenti all'attentato, si è parlato di una non meglio identificata "bomba fumogena" che non avrebbe potuto provocare danni ingenti. Ma dai filmati pubblicati successivamente è stato possibile constatare che non si trattava di una semplice bomba "intimidatoria", ma di un ordigno esplosivo vero e proprio. Solo una combinazione di fortuna e rapidità di reazione da parte del personale di sicurezza ha permesso di salvare la vita di Kishida. D'altra parte, la prontezza degli spettatori presenti al comizio sembrerebbe aver impedito all'aggressore di lanciare un'altra bomba.
Sebbene il movente non sia ancora stato determinato, una cosa è certa: dopo il secondo attacco a un politico giapponese di alto livello, il rischio che eventi di questo tipo diventino una tendenza è reale.