Da decenni il governo sudcoreano cerca di nascondere la faccenda. Ma sempre più vittime ne parlano apertamente.
SEUL - La Corea del Sud nasconde un doloroso passato di sfruttamento sessuale. Durante la guerra civile degli anni cinquanta, migliaia di donne sono state costrette a prostituirsi per soddisfare gli istinti più bassi dei soldati americani che sostenevano militarmente la penisola. Grazie al coraggio di numerose vittime, si sta finalmente gettando un po' di luce sulla terribile vicenda.
Park Geun-ae è stata venduta a un giro di prostituzione quando aveva soltanto 16 anni, subendo gravi abusi da parte dei soldati americani. In un'intervista al New York Times, ha dichiarato che il popolo degli Stati Uniti «dev'essere messo al corrente di quello che succedeva in quegli anni». La presenza degli americani in Corea del Sud era finalizzata ad aiutare il paese, «non a permettere ai soldati di fare quello che volevano», ha aggiunto.
L'amministrazione di Stato a Seul ha sempre cercato di nascondere la faccenda. Quando la sociologa Kim Gwi-ok aveva cominciato a indagare sulle cosiddette "donne di conforto" una quindicina di anni fa, il governo aveva archiviato la questione in fretta e furia, rifiutandosi di ammettere il proprio coinvolgimento.
Dalle testimonianze delle vittime è emerso, negli ultimi giorni, che le autorità locali della provincia di Gyeonggi avevano aperto un centinaio di locali di prostituzione. Nella provincia vivevano all'incirca 10.000 schiave sessuali che soddisfacevano i bisogni di oltre 50.000 soldati americani. Stando a quanto riportato dal New York Times, il gigantesco giro di prostituzione fruttava al governo sudcoreano più di 160 milioni di dollari l'anno e rappresentava un importante sostegno finanziario allo sforzo bellico dell'epoca.
La terribile vicenda ha segnato la vita di migliaia di persone, costrette a prostituirsi per sopravvivere in un Paese che non hai mai affrontato apertamente la questione.