Lui è Massimo Segre, banchiere vicino a De Benedetti, lei Cristina Seymandi, imprenditrice
TORINO - Cronaca di un matrimonio che non s'aveva da fare. Siamo a Torino, in una delle ville più belle della città "requisita" da un noto banchiere vicino a Carlo De Benedetti - Massimo Segre - per annunciare con una sfarzosa festa il suo matrimonio con Cristina Seymandi, imprenditrice e per qualche tempo collaboratrice dell'ex sindaca di Torino Chiara Appendino.
Tutto sembrava filare liscio, fino al momento in cui il futuro sposo si è avvicinato alla consolle del deejay e ha preso la parola per quello che tutti si aspettavano essere il discorso di rito con il quale veniva ufficializzata l'unione. E l'incipit in effetti sembrava avvalorare le aspettative dei presenti, con il futuro sposo a confessare tutta l'emozione per il passo importante che si apprestava a compiere.
Poi, dopo avere ringraziato amici e famigliari, la narrazione però cambia improvvisamente tono e arrivano parole che fanno scendere il gelo sugli invitati ma soprattutto sulla sposa: «Mi hai tradito, non ti sposo più» attacca il banchiere. «Ho sempre pensato che amare una persona sia desiderare il suo bene, ancora più del proprio – ha continuato a dire intervallando la lettura di un discorso che si era preparato su un foglio agli sguardi rivolti alla sua promessa sposa - in questo caso, desidero regalare a Cristina la libertà di amare. In particolare, un’altra persona, un noto avvocato. Adesso te ne potrai andare a Mykonos con lui».
Dal cielo stellato di una calda notte torinese è come se in quel momento si fosse materializzata una parentesi d'inverno, fra lo choc che ha freddato gli invitati e soprattutto il volto pietrificato di quella che doveva essere la futura sposa, che ha assistito in silenzio fino all'ultima parola alle accuse pesanti come un macigno che le stava rivolgendo il suo fidanzato.
Più proseguiva nella sua arringa accusatoria e più l'imbarazzo tra i presenti cresceva a dismisura, soprattutto nel momento in cui il banchiere metteva in piazza anche altri adulteri e vicende da camera da letto di cui si sarebbe macchiata l'oramai non-più sposa.
«Non pensiate mi faccia piacere fare la figura del cornuto, davanti a tutti voi»: è la frase che sentenzia una fine seconda e che suona sinistra, il martirio che irrompe sull'aplomb professionale di un uomo e di un professionista mai spintosi oltre i confini della misura e che aveva preparato nei dettagli questo coup de théâtre e un'uscita di scena degni delle migliori piéce di genere.
La Torino da bere, "agnelliana" è incredula, alcuni non gradiscono di essere finiti a loro insaputa dentro il canovaccio drammaturgico e il cast di questa - secondo alcuni - trovata teatrale.
Ma non è finita qui: come se nulla fosse accaduto, è giunta mezzanotte e si spengono anche le luci, ma gli amici (non) se ne vanno e la musica addirittura riprende. Ma il sipario ormai è calato su un divorzio anticipato all'italiana chiesto addirittura senza che sia stato pronunciato neanche il fatidico sì.
E lei? Si dice voglia denunciarlo per violenza privata. Dovrà rivolgersi a un avvocato: gli amici più intimi di lui sono convinti non avrà alcuna difficoltà a trovarlo.