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STATI UNITILa trattativa di pace Putin-Zelensky fallì nel 2022, ecco perché

16.06.24 - 14:54
Il New York Times pubblica documenti su negoziati di pace Mosca-Kiev del 2022, e svela un retroscena
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Fonte ats ans red
La trattativa di pace Putin-Zelensky fallì nel 2022, ecco perché
Il New York Times pubblica documenti su negoziati di pace Mosca-Kiev del 2022, e svela un retroscena

NEW YORK - Il quotidiano statunitense The New York Times (Nyt) pubblica la documentazione che racconta le trattative di pace tra Russia e Ucraina nel 2022 - dopo l’invasione militare russa dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022 -, aprendo uno squarcio sui dettagli dei negoziati, poi falliti. I file erano stati già resi noti dal giornale di New York The Wall Street Journal a marzo scorso, che aveva pubblicato la bozza di trattato di pace redatta dai negoziatori russi e ucraini del 15 aprile 2022, a sei settimane dall'inizio della guerra.

I punti dell'accordo, poi saltato - Tra i punti dell'intesa in larga parte stipulata nel corso dei negoziati a Istanbul (Turchia) del marzo di quell'anno, l'Ucraina doveva diventare uno Stato permanentemente neutrale e non aderire a blocchi militari come la Nato. La Crimea sarebbe rimasta russa ma senza il riconoscimento di Kiev, che sarebbe stata costretta a non disporre di armi straniere e a ridurre le sue Forze armate, che dovevano passare a 85'000 effettivi, 342 carri armati e 519 pezzi di artiglieria. La lingua russa doveva essere usata su un piano paritario con l'ucraino, mentre le sorti del Donbass sarebbero state discusse in un secondo momento.

L'articolo 5 - Ora il Nyt rivela che uno dei punti che hanno probabilmente contribuito a far saltare un'intesa è il cosiddetto articolo 5: in caso di un altro attacco armato contro l'Ucraina, gli "Stati garanti" che avrebbero firmato il trattato - Gran Bretagna, Cina, Russia, Stati Uniti e Francia - sarebbero intervenuti direttamente in difesa dell'Ucraina.

Il veto di Mosca - Ma Mosca volle inserire una clausola secondo la quale «tutti gli Stati garanti, Russia compresa», avrebbero dovuto approvare la risposta nel caso in cui l'Ucraina fosse stata attaccata. Insomma, una sorta di diritto di veto di Mosca, che di fatto avrebbe potuto nuovamente invadere il territorio ucraino. La clausola, giudicata assurda, fece precipitare le cose: con questo cambiamento, disse uno dei negoziatori ucraini «non avevamo alcun interesse a continuare i colloqui».

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