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ITALIA/SVIZZERASpiagge depredate dai turisti: «La scusa "non lo sapevo" non regge più»

17.07.24 - 06:30
Le autorità sarde non ne possono più dei "souvenir" portati a casa dopo una vacanza al mare e rinvenuti durante i controlli nei porti.
Deposit/AdSP
Spiagge depredate dai turisti: «La scusa "non lo sapevo" non regge più»
Le autorità sarde non ne possono più dei "souvenir" portati a casa dopo una vacanza al mare e rinvenuti durante i controlli nei porti.

CAGLIARI - Conchiglie, pietre, sabbia, ma anche tartarughe e reperti storici. Il bottino di alcuni turisti dopo aver “depredato” le spiagge della Sardegna ricorda, non tanto i souvenir di viaggio portati a casa dopo una vacanza, ma le razzie delle popolazioni nomadi beduine alle carovane nei deserti dell’Africa sahariana.

Un paragone inappropriato? Forse. Ma la piaga che ogni estate si abbatte sulle coste dell’isola italiana, malgrado i moniti e i tentativi per limitare i danni, persiste da anni. Le autorità sono già corse ai ripari. Le misure prese non si limitano ai molti cartelloni informativi sparsi sulle coste, ma per scoraggiare questa cattiva abitudine, i turisti più audaci incorrono anche a multe salate. 

Una multa salata - Lo sa bene una famiglia vodese, residente nel comune di Longirod. Durante il rientro della vacanza i quattro svizzeri sono stati pizzicati dagli agenti di sicurezza dell'Autorità di Sistema portuale del Mare di Sardegna (AdSP) con una decina di pietre raccolte dalle spiagge di Orosei, nel Nuorese. «Non sapevo che non si potesse portare via», ha spiegato il padre che aveva nascosto, secondo quanto comunicato dall’Ansa, la refurtiva nel bagagliaio dell’automobile. 

Ogni anno in Sardegna sbarcano, tra maggio e settembre, oltre sei milioni di turisti. Va da sé che se ognuno portasse via un granello di sabbia e qualche pietra, in poco tempo non resterebbe più nulla. Ma facciamo un po’ di ordine. Come avvengono i controlli nei porti e negli scali sardi? E soprattutto come reagiscono i turisti quando vengono sorpresi? «I controlli vengono eseguiti secondo i criteri previsti dalle normative nazionali e internazionali in materia di security negli impianti portuali», ci ha spiegato Massimo Deiana presidente dell’AdSP. 

AdSPLa sabbia recuperata dagli agenti dell'AdSP.

I controlli nei porti - L’Autorità di Sistema Portuale svolge le ispezioni (a campione) su mezzi e passeggeri (quelli a piedi sono tutti sottoposti a controllo) in imbarco nei porti della Sardegna (Cagliari, Olbia, Golfo Aranci, Porto Torres, Santa Teresa, Oristano, Arbatax e Portovesme).

«I check di security riguardano passeggeri e mezzi al seguito in misura variabile, con percentuali che cambiano in dipendenza del livello di sicurezza stabilito a livello centrale in base a particolari situazioni nazionali e internazionali (rischio attentati, guerre in corso ecc…)». Le brutte sorprese sono ormai all’ordine del giorno. «Il personale incaricato dall’Autorità di Sistema Portuale vigila affinché non vengano imbarcati oggetti pericolosi o classificati illegali. Nel caso della sabbia, delle conchiglie, ma anche molluschi e animali protetti si applica quanto previsto da specifica legge regionale del 2017 e dalle ordinanze balneari vigenti».

AdSPLe conchiglie recuperata durante i controlli da parte degli agenti dell'AdSP.

Anche tartarughe e molluschi - Durante i controlli gli agenti sono confrontati con ogni situazione immaginabile. «Recentemente abbiamo rinvenuto pietre che potrebbero essere state prelevate da zone archeologiche, ma abbiamo trovato anche turisti che tentavano di imbarcare specie protette come le tartarughe, molluschi tutelati come le “nacchere di mare” e svariati chili di sassi e sabbia», ha continuato Deiana. «Un fenomeno che, purtroppo, continua a crescere nonostante apposite campagne di sensibilizzazione della Regione Sardegna, cartellonistica nelle spiagge e l’intervento diretto dei residenti, che sono sempre attenti e pronti a segnalare gesti simili». 

Una volta colti sul fatto i turisti rispolverano la solita (ormai collaudata) scusa: “Non lo sapevamo". «Una giustificazione che, proprio per la campagna di informazione che viene portata avanti da anni e, soprattutto, per quello che è la regola fondamentale e imprescindibile del buonsenso, non può reggere». Le raccomandazioni sono infatti riportate in tutte le lingue straniere principali, «per cui nessuno può dire di non aver capito. Quindi, in quanto trasgressori, la risposta migliore è scusarsi, pagare e fare in modo che non accada più».

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