Al netto delle affermazioni del presidente statunitense, l'85% degli abitanti della Groenlandia non vuole un futuro "americano"
WASHINGTON / COPENAGHEN - Donald Trump vuole la Groenlandia. Lo ripete da settimane, rimestando la questione in quel calderone in cui ha infilato pure il Canada e lo stretto di Panama. La Groenlandia però non ricambia il sentimento, anzi. E lo conferma con cifre di peso un sondaggio condotto da Verian (e commissionato dal quotidiano danese Berlingske).
Il «no» è infatti condiviso dall'85% degli abitanti dell'isola, numeri che cozzano con quanto ha dichiarato il neo presidente americano sabato scorso a bordo dell'Air Force One. La Groenlandia, come già detto, fa gola alla neo amministrazione americana per svariati motivi. Si va dai vantaggi geopolitici, evidenti, che il controllo sull'isola più grande del pianeta porterebbe in dote a Washington nella regione artica, al tesoro racchiuso nel suo suolo: minerali, le cosiddette "terre rare", ma anche petrolio e gas naturale in abbondanza. E, non dimentichiamolo, anche il ghiaccio.
Copenaghen ha ribadito che la Groenlandia non è in vendita. E ha chiamato a raccolta l'Unione Europa, che deve inevitabilmente riparare le sue, sempre più ampie, crepe se intende reggere l'urto dell'uragano Donald. In altre parole, un'Europa «capace di difendere e promuovere i suoi interessi», ha dichiarato la ministra di Stato danese Mette Frederiksen.