Alla maggior parte di loro non è stata installata la cavigliera elettronica a causa della mancanza di dispositivi
Circa 30 mila detenuti sono stati scarcerati in vari Stati del Brasile, in base a decisioni giudiziarie prese per evitare il rischio di contagio massiccio da coronavirus nelle prigioni del paese, tutte sovraffollate, dopo una serie di denunce ed evasioni registrate a San Paolo e Brasilia.
Il Dipartimento penitenziario nazionale - (Dpn) ente che controlla la rete di carceri brasiliane - ha informato che le scarcerazioni sono state decise da magistrati in base alle orientazioni del Consiglio nazionale di giustizia, diretto dal presidente del Supremo Tribunale Federale (Stf), José Antonio Dias Toffoli, che ha raccomandato che siano liberati i detenuti considerati meno pericolosi.
Il Dpn ha però segnalato che, a causa della mancanza di apparecchi, alla maggior parte degli scarcerati non è stata istallata la cavigliera elettronica usata normalmente per il controllo dei detenuti in arresto domiciliare, per cui risulteranno difficili da rintracciare.
Più di 700 mila persone sono rinchiuse attualmente nelle carceri brasiliane, per lo più gestire dalle amministrazioni locali dei 27 Stati in cui è diviso il paese sudamericano. La scarcerazione proposta da Dias Toffoli è stata approvata dal ministro della giustizia, Sergio Moro, che ha raccomandato anche l'isolamento interno dei detenuti contagiati da coronavirus e la sospensione delle uscite per i detenuti in regime di semi-libertà, per evitare che possano ammalarsi all'esterno.