Nonostante la notte di coprifuoco, i disordini sono continuati. Anche davanti alla residenza del presidente.
WASHINGTON - Ancora proteste, disordini e arresti negli Stati Uniti dopo la morte dell'afroamericano George Floyd durante un fermo di polizia a Minneapolis, a opera di un agente bianco, citato in tribunale per oggi.
È stata una notte di coprifuoco in decine di città, Washington compresa, dopo che decine di migliaia di persone sono ancora una volta scese in piazza. In 15 stati e nel distretto di Columbia sono state attivate oltre 5.000 unità della Guardia nazionale.
A Washington le proteste si sono svolte davanti alla Casa Bianca. A meno di due ore dall'entrata in vigore del coprifuoco, migliaia di persone si sono radunate davanti alla residenza del presidente, blindata dal Secret service e dalla Guardia nazionale. Sfidando il coprifuoco, i dimostranti sono rimasti in zona e ogni tanto sono tornati a fronteggiare gli agenti schierati in linea con scudi e manganelli. I poliziotti hanno usato diverse volte i lacrimogeni, i gas urticanti e le granate stordenti per disperdere la folla. Alcuni manifestanti hanno acceso diverso roghi e danneggiato alcuni edifici.
Secondo il New York Times venerdì, durante le prime proteste, gli agenti del servizio segreto Service hanno portato il presidente Trump in un bunker sotterraneo della Casa Bianca per quasi un'ora.
Anche a New York migliaia di persone sono scese in piazza, in particolare a Manhattan e a Brooklyn. Secondo fonti di stampa sabato sera è stata arrestata anche Chiara de Blasio, la figlia 25/enne del sindaco di New York, dopo che la polizia ha dichiarato illegale un assembramento tra la 12ma strada e Broadway, dove erano scoppiati alcuni tafferugli ed erano state bruciate auto delle forze di sicurezza.
Durante il finesettimana la polizia ha arrestato 2.564 persone in una ventina di città Usa, secondo un bilancio del Washington Post. Circa un quinto è finito in manette a Los Angeles. Le accuse includono la violazione del coprifuoco, furto e danneggiamento.
Agenti solidali - Nel frattempo, mentre crescono le tensioni tra le forze dell'ordine e manifestanti per la morte di George Floyd, alcuni dirigenti di polizia e agenti si sono uniti ai dimostranti in segno di solidarietà.
A volte chinandosi su un ginocchio - un atto di protesta popolare nel mondo sportivo americano per denunciare le iniquità razziali - come hanno fatto due agenti nel Queens, a New York, rimanendo in cerchio mentre venivano letti i nomi di altri afroamericani uccisi dalla polizia, come Trayvon Martin e Philando Castile.
In Michigan lo sceriffo della contea di Genesee Chris Swanson ha marciato con i dimostranti, come pure il capo della polizia di Norfolk, in Virginia. In ginocchio anche alcuni agenti al Lafayette park nella capitale, davanti alla Casa Bianca, a Miami e a Santa Cruz. Tutti episodi circolati sui social e diventati virali.