Manifestazioni in centinaia di grandi e piccole città nel corso del fine settimana. La protesta diventa globale
MINNEAPOLIS - MINNEAPOLIS - Dal Minnesota a New York e Washington, passando per Londra, Parigi, Tokyo e centinaia di altre città. La voce della protesta contro il razzismo è diventata globale.
«Papà ha cambiato il mondo». Sono le parole pronunciate la scorsa settimana dalla piccola Gianna, la figlia di George Floyd. Con il passare dei giorni, quella frase - immortalata in un breve filmato diventato virale - sembra aver anticipato gli eventi.
La voce della rabbia esplosa con la morte di Floyd riecheggia di meridiano in meridiano, a suon di proteste e manifestazioni. Da New York a Washington, passando per Londra, Parigi, Tokyo, Torino (con una piazza Castello stracolma di persone in totale silenzio per 8 minuti e 46 secondi) e centinaia di altre città, grandi e piccole, la denuncia contro il "razzismo istituzionale" è divenuta un coro globale che ha coinvolto dai giovanissimi alle autorità.
Anche il premier canadese, Justin Trudeau, si è unito alle proteste sabato a Ottawa, inginocchiandosi al suolo. Un gesto plateale, reso celebre nel 2016 dall'ex quarterback Colin Kaepernick (al quale costò di fatto la carriera), che racchiude ormai lo stesso valore di quei pugni con il guanto nero, sollevati al cielo di Città del Messico da Tommie Smith e John Carlos nel 1968.
Un gesto che a Donald Trump non piace. Nei giorni scorsi, il presidente americano avrebbe voluto dispiegare 10'000 soldati in tutto il Paese per spegnere le proteste. Il segretario della Difesa e il capo di Stato maggiore delle forze armate però hanno respinto la richiesta.
La voce di "Black Lives Matter" quindi non si placa e anzi: sembra molto più forte di quanto non sia stata in passato. «Siamo solamente all'inizio, ma ci sentiamo molto più uniti», hanno detto due giovani manifestanti ai microfoni della BBC.