Il procuratore di New York smentisce la versione del figlio della regina Elisabetta II
NEW YORK - Il principe Andrea non sta collaborando affatto all'inchiesta aperta a New York e che vuole far luce sugli abusi sessuali di Jeffrey Epstein, il magnate morto suicida in carcere nell'agosto 2019.
«Cerca nuovamente di dipingersi in pubblico come desideroso di cooperare all'indagine» ha dichiarato il procuratore Geoffrey Berman, ma «non ha concesso un colloquio alle autorità federali, ha ripetutamente rifiutato la nostra richiesta di programmarne uno e quasi quattro mesi fa ci ha informato in modo inequivocabile che non sarebbe venuto per tale colloquio».
Per questo motivo il Dipartimento di Giustizia ha inoltrato domanda di assistenza legale alle autorità del Regno Unito, per fare in modo che il figlio della regina Elisabetta II possa essere ascoltato in un'aula britannica, nel caso non decida di rispondere direttamente alle domande degli inquirenti newyorchesi. Il legale del duca di York sostiene che il suo assistito si sarebbe offerto per almeno tre volte, solamente nel corso del 2020, di dare il suo aiuto all'indagine.
Berman aggiunge che, «se il principe Andrea è seriamente intenzionato a collaborare con le inchieste federali in corso, le nostre porte restano aperte e attendiamo notizie su quando dovremmo aspettarlo». Il ministro della Giustizia Usa William Barr ha ribadito che Andrea non sarà estradato negli Usa: «Non è una questione di consegnarlo» alla giustizia, ma di «farlo testimoniare».