Se condannato potrebbe essere giustiziato. Tra gli uccisi c'è anche un uomo, fidanzato di una delle vittime
TOKYO - Si è dichiarato colpevole il 29enne accusato di aver ucciso e smembrato nove persone, otto donne e un uomo, nel 2017.
Il caso che ha visto protagonista Takahiro Shiraishi ha sconvolto il Paese e portato a rivedere le regole di Twitter sulla promozione dei suicidi e degli atti di autolesionismo. L'uomo ha ricostruito in aula il suo modus operandi: prima perlustrava i social alla ricerca di persone che esternavano propositi di togliersi la vita, poi le incontrava e le portava nel suo appartamento di Zama, a una quarantina di chilometri dalla capitale Tokyo.
Qui Shiraishi aggrediva sessualmente le vittime e le uccideva strangolandole. Per nascondere le tracce ha mutilato i corpi, come lui stesso ha ammesso. A perdere la vita è stato anche il fidanzato di una delle donne uccise: presentatosi da lui per chiedere spiegazioni, è stato assassinato.
In caso di condanna il 29enne potrebbe essere giustiziato, secondo quanto previsto dal codice penale nipponico. La sentenza è attesa per il 15 dicembre. I difensori di Shiraishi sostengono invece che le imputazioni a suo carico dovrebbero essere ridotte dato che le vittime - di età compresa tra i 15 e i 27 anni, scelte in quanto «bersagli facili» - avevano comunque il desiderio di morire.