Netanyahu si schiera con forza dalla parte della polizia israeliana e accusa i media internazionali
TEL AVIV - La Mezzaluna Rossa ha nuovamente rivisto al rialzo il bilancio dei feriti e contusi dopo gli scontri sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme. Sono almeno 278, di cui 205 sono stati ricoverati in ospedale. Cinque persone sono in gravi condizioni. Un trentina sarebbero stati colpiti da proiettili di gomma. Gli agenti lamentano una decina di feriti, con due ricoverati in ospedale.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è schierato senza titubanze dalla parte della polizia israeliana. «Le immagini dei mass media mondiali sono distorte e falsificano la situazione: la verità alla fine prevarrà». Gli operatori dei media sono stati a loro volta attaccati dalla polizia, hanno denunciato varie testate sui social. Un fotografo dell'agenzia turca Anadolu sarebbe stato aggredito.
È in corso una battaglia «per lo spirito di Gerusalemme» ed è «la lotta secolare tra tolleranza e intolleranza, fra violenza selvaggia e mantenimento di ordine e legge». Netanyahu ha puntato il dito contro «elementi che ci vogliono espropriare dei nostri diritti, ci spingono periodicamente a erigerci con una posizione forte come sta facendo adesso la polizia che appoggiamo. Solo la sovranità israeliana consente la libertà di culto per tutti».
Tensione altissima
La tensione è altissima in tutta la regione: a Gaza City sarebbero in corso i preparativi per nuove dimostrazioni e un poliziotto avrebbe impedito per poco il linciaggio di un automobilista israeliano. L'uomo ha perso il controllo della vettura dopo essere stato oggetto di una sassaiola e, schiantandosi contro un muretto, ha colpito un passante palestinese. Il conducente deve probabilmente la vita all'intervento di un agente, che ha fatto scudo con il proprio corpo e ha sparato in aria, facendo allontanare la folla.
La condanna turca
Varie le voci che si stanno levando a livello internazionale: «La violenza di Israele contro persone innocenti nella moschea di Al-Aqsa non finisce. Coloro che non denunciano queste atrocità, non dovrebbero parlare del processo di pace in Medio Oriente. Noi continueremo a essere la voce dei nostri fratelli e sorelle palestinesi e a difendere i loro diritti!» ha dichiarato via social il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.