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STATI UNITI«I paramedici tentavano di rianimarli, e intanto sul palco il concerto continuava»

11.11.21 - 20:15
Di chi è la responsabilità della strage di Astroworld? Si tenta di capirlo, e intanto le cause continuano a fioccare
keystone-sda.ch / STF (Robert Bumsted)
«I paramedici tentavano di rianimarli, e intanto sul palco il concerto continuava»
Di chi è la responsabilità della strage di Astroworld? Si tenta di capirlo, e intanto le cause continuano a fioccare

HOUSTON - Mentre sotto al palco la gente moriva schiacciata e calpestata il concerto del rapper Travis Scott continuava imperterrito. Com'è possibile, e di chi è la colpa della strage del festival Astroworld dove lo scorso venerdì 8 persone hanno perso la vita e centinaia sono rimaste ferite, due di queste ancora sospese fra la vita e la morte?

È quello che, giorni dopo, stanno tentando di determinarlo tanto le autorità quanto gli avvocati impegnati in una lunga serie di cause civili destinate, assai verosimilmente, ad aumentare. Dopo le prime, arrivate a caldo poco dopo la tragedia, ne sono seguite altre per un totale - riporta la Cnn - almeno 58 procedimenti civili. Interessati, oltre allo stesso Scott, l'organizzazione di Live Nation e anche le autorità cittadine.

«Alla fine chi poteva fermare tutto erano la produzione e l'artista sul palco (Scott, ndr.)», spiega il capo della polizia di Houston Troy Finner, «loro potevano decidere lo stop, su segnalazione della sicurezza. La polizia, lì, non aveva nessuna autorità». 

I primi allarmi di persone ferite nel pubblico erano arrivate ai paramedici già attorno alle 9.30 di sera, il concerto è poi andato avanti per almeno altri 40 minuti. «Abbiamo avvisato la produzione di fermare tutto, perché c'era almeno una persona in arresto cardiocircolatorio, e i paramedici stavano già procedendo con il tentativo di rianimazione», continua Finner.

«Se qualcuno avesse fermato la musica, acceso le luci e intimato al pubblico di calmarsi chi lo sa cosa poteva succedere?», aveva dichiarato lunedì il capo dei pompieri di Houston Samuel Peña, che aveva puntato il dito in direzione di Scott e dell'organizzazione. Il rapper, dal canto suo, ha sempre negato di essere a conoscenza della gravità della situazione e i suoi avvocati si erano attivati in seguito alle accuse da parte delle autorità. 

A scagionare almeno in parte l'artista, un documento ottenuto sempre dalla Cnn che riporta l'organigramma della catena di comando del festival e che identifica in due figure chiave - il produttore esecutivo e il direttore - le uniche con il potere di far calare il sipario. Secondo alcune voci, l'eventualità di fermare la musica preoccupava tanto l'organizzazione quanto le autorità, per il rischio dell'esplosione di rivolte violente da parte dei partecipanti.

Sempre stando a Finner, l'indagine che è stata aperta subito dopo il dramma, sarà verosimilmente molto lunga: «Non tralasceremo nulla, anche se ci vorranno ancora settimane, forse mesi».

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