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DANIMARCALa ministra danese finita in carcere perché voleva proteggere le spose bambine

13.12.21 - 22:20
Inger Støjberg aveva separato 23 coppie di migranti con almeno un coniuge minorenne, compiendo un reato internazionale
Keystone
La ministra danese finita in carcere perché voleva proteggere le spose bambine
Inger Støjberg aveva separato 23 coppie di migranti con almeno un coniuge minorenne, compiendo un reato internazionale

COPENHAGEN - Dovrà scontare 60 giorni di carcere l'ex-ministra dell'Immigrazione danese Inger Støjberg, rea di aver separato delle coppie di migranti sposate, ostacolandone il ricongiungimento famigliare. A decretarlo una commissione d'impeachment che ha valutato una serie di casi avvenuti nel 2016 trovando «una fondamentale violazione della Convenzione europea dei diritti umani».

In tutte e 23 le copie spezzate - scrive l'agenzia stampa Reuters - almeno uno dei coniugi era di età inferiore ai 18 anni. La ministra, infatti, ha giustificato questa sua scelta per evitare il fenomeno delle spose bambine unite tramite matrimonio combinato a un uomo adulto.

«Penso che oggi a perdere non sono stata io, ma i valori danesi», ha commentato a caldo la condannata, «io volevo, e ancora voglio, proteggere quelle ragazze. Accetterò la mia punizione a testa alta». 

In carica dal 2015 al 2019 per il Partito liberale danese, che è profilato espressamente a destra, Støjberg è ritenuta una delle principali responsabili di una delle politiche d'immigrazione più rigide in Europa.

Riguardo al caso che le è costato non solo la condanna ma anche un rarissimo processo d'impeachment (solo il sesto nella storia del Paese) non ha mai ammesso di aver compiuto un illegalità ribadendo più volte la sua intenzione «di bloccare i matrimoni combinati e proteggere delle adolescenti».

A far partire le indagini, la denuncia di una coppia siriana, che nel 2016 era stata separata in due centri d'accoglienza diversi. La scoperta dell'illecito, giunta all'attenzione dell'ombudsman del Parlamento, aveva portato a una condanna politica trasversale, anche fra le fila dello stesso Partito liberale.

Da quel momento in poi fra lei e il Partito è stata rottura, con l'abbandono della vicepresidenza a dicembre 2020 e l'addio definitivo del 4 febbraio 2021. 2 giorni dopo che la maggioranza del Parlamento (141 favorevoli e 30 contrari) ha deciso di procedere con il processo d'impeachment.

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