È stata la stessa Congregazione a richiederlo, nel tentativo di risolvere un problema burocratico
NEW DELHI - Il Ministero degli Interni indiano ha negato di avere sospeso i conti bancari della Congregazione delle Missionarie della Carità, l'ordine fondato da Madre Teresa. Anzi: sono state proprio loro a chiedere la sospensione in attesa di risolvere alcuni problemi sulla registrazione della loro Congregazione.
Il Ministero degli Interni ha smentito in un comunicato la notizia diffusa oggi dalla governatrice del Bengala Occidentale e ha chiarito che l'organizzazione di Madre Teresa non risulta più nell'elenco nazionale delle associazioni abilitate a ricevere contributi dall'estero, ma che la licenza per le attività resta valida fino al 31 dicembre.
«La State Bank of India ci ha informato che le stesse Missionarie hanno domandato di congelare i loro conti», dice ancora il Ministero. «Lo abbiamo chiesto noi in attesa di chiarimenti sul negato rinnovo della nostra iscrizione nell'elenco del Foreign Contribution Regulation Act» fanno sapere dalla casa madre di Calcutta, aggiungendo che la domanda è stata rigettata «per motivi formali».
L'ordine di Madre Teresa non è la sola associazione a doversi confrontare con il Foreign Contribution Regulation Act, la legge indiana che regola i contributi stranieri: dopo gli emendamenti restrittivi introdotti nel 2020 dal governo Modi, la legge sta mettendo in difficoltà molte organizzazioni internazionali. Un anno fa, Amnesty International ha lasciato l'India per difficoltà legate, tra l'altro, a questa legge.
In India, è comunque in aumento la tensione verso le organizzazioni cattoliche: i nazionalisti indù denunciano con sempre maggiore frequenza le attività caritative come pretesti per operare «conversioni religiose». E le Missionarie della Carità si ritrovano sempre più spesso nel mirino: l'allarme di oggi segue l'inchiesta avviata appena tre settimane fa in Gujarat contro una casa famiglia della Congregazione, accusata di "conversioni forzate" delle ragazze ospitate.