Le storie della strage, raccontate dalla popolazione: «I russi sono arrivati e hanno iniziato a sparare»
KIEV - Le fosse comuni a Bucha, e intorno alla capitale ucraina, con decine di cadaveri di civili ucraini martoriati, uccisi con i polsi legati dietro la schiena, sono sempre più una atroce realtà. I cadaveri spuntano a decine dal terreno, erano inermi e disarmati. L'ipotesi di 'crimini di guerra' sotto gli occhi del mondo che rimane attonito e si indigna.
«L'Olocausto del nuovo millennio», sintetizza il presidente del parlamento ucraino Ruslan Stefanchuk, all'inviato dell'ANSA a Bucha, dopo essersi recato alle fosse comuni a Bucha. E per vederlo con i suoi occhi anche il presidente ucraino Zelensky sta visitando la città di Bucha, dove ha visitato anche l'ospedale cittadino.
Le immagini e i racconti dei testimoni all'agenzia ANSA sul posto, raccontano l'orrore: «Nel nostro villaggio è cominciato il pomeriggio del 4 marzo, quando una ventina di tank russi hanno attraversato questa strada incolonnati e hanno cominciato a sparare con i kalashnikov all'impazzata sulle nostre case e sulle macchine che incrociavano, schiacciandole. Non evacuavano, sparavano. E con alcuni tank hanno sfondato le case». È la testimonianza di Tamara dalle strade di Bucha.
Andryi Galavin, prete della chiesa ortodossa di Sant'Andrea a Bucha testimonia che «Dal 10 marzo arrivano decine di corpi a tutte le ore ogni giorno. Finora ne ho contati 68 - dice -: donne, uomini, bambini, molti non identificabili per i colpi inferti ai loro corpi martoriati». Lo racconta davanti alle fosse comuni delle vittime della strage. «I parenti delle vittime possono venire qui solo adesso perché prima i soldati russi non lo permettevano».
Non solo a Bucha però c'è stata la mattanza. Nei sotterranei di una scuola del villaggio di Yahidne, nella regione di Cernihiv, «gli occupanti russi hanno tenuto in ostaggio 150 persone, compresi donne e bambini. Chi moriva veniva lasciato lì accanto ai vivi, i vivi hanno patito fame, paura, dolore, disperazione», il governatore dell'Oblast di Cernihiv Viacheslav Chaus lo denuncia su Facebook dove ha postato anche delle foto.
Il Cremlino continua a negare le responsabilità: «Una messinscena dell'Occidente e dell'Ucraina sui social network», ha tuonato il ministro degli Esteri Lavrov. E accusa: i video dei civili morti ripresi nella città ucraina di Bucha sono stati "ordinati" dagli Stati Uniti nell'ambito di un complotto per incolpare la Russia. E il presidente russo Vladimir Putin in tutta risposta ha firmato il decreto sulle misure di ritorsione sui visti per i paesi ostili.