Si tratta di persone coinvolte a vario titolo con la progettazione e la realizzazione del grattacielo bruciato a Milano
MILANO - La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per disastro colposo per 16 persone, tra cui i legali rappresentanti delle società che hanno realizzato l'edificio e che hanno avuto a che fare con la posa dei pannelli dei rivestimenti delle facciate, per il caso del maxi incendio della Torre dei Moro, grattacielo di 18 piani che prese fuoco il 29 agosto 2021, senza per fortuna causare vittime.
Lo scorso settembre il pm Marina Petruzzella, del pool guidato dall'aggiunto Tiziana Siciliano, aveva chiuso le indagini a carico di 18 persone, tra cui Roberto Moro, amministratore di Moro Costruzioni, general contractor, tre responsabili (tra cui l'amministratrice Stefania Grunzweig) della committente Polo srl, un incaricato alle vendite, il direttore dei lavori e il responsabile tecnico del cantiere.
E ancora un dirigente e un funzionario dei Vigili del fuoco che diedero il «parere favorevole» con cui Polo ottenne "il certificato prevenzione incendi" nel 2011. In più, sei responsabili di Zambonini spa, che si occupò dei lavori delle "vele" della facciata, e l'amministratore della ditta che commercializzava in Italia quei pannelli Larson prodotti dalla spagnola Alucoil, che conta tra gli indagati il legale rappresentante e un export manager.
La richiesta di rinvio a giudizio riguarda 16 persone, perché per le due ultime posizioni, ossia gli indagati spagnoli, sono ancora aperti i termini difensivi e poi la Procura definirà anche quella parte.
Il maxi rogo, stando alle indagini, scoppiò per una serie di «macroscopici vizi di progettazione ed esecuzione» delle facciate fatte di pannelli altamente infiammabili. Scelti perché più economici, ma non omologati e che hanno trasformato il grattacielo in una «torcia», quando è divampato un incendio da un balcone per un caso fortuito, ossia una sigaretta gettata.