Quasi otto francesi su dieci sono favorevoli all'abolizione della pratica, ma il governo si oppone fermamente
PARIGI - Per alcuni una «tradizione», per altri una «crudeltà». In Francia il dibattito sulla corrida è più acceso che mai. Dopo la presentazione di un testo di legge volto a vietare gli eventi che si tengono ancora in diversi dipartimenti francesi, centinaia di persone sono scese in strada in tutto l'Esagono sia per spalleggiare la proposta, sia per contrastarla. Il 24 novembre sono attese discussioni in Assemblea nazionale.
Ogni anno si tengono in Francia 200 corride in cui vengono uccisi più di mille tori. Possono aver luogo, secondo una decisione della Corte di Appello di Tolosa del 2000, «nella Francia meridionale», il cosiddetto Midi, «tra la gariga e il Mediterraneo e tra i Pirenei e la Guascogna». Le zone elencate corrispondono a circa le regioni della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, della Nuova Aquitania e dell'Occitania.
Negli anni, in controdentenza rispetto a diversi Paesi in cui anche la corrida pur essendo considerata tradizionale è stata abolita, la Francia ha continuato a difendere l'usanza, non senza generare forte dibattito e strappi anche in seno a diversi partiti politici. Stando a vari sondaggi effettuati sulla popolazione, tra cui uno dell'Istituto francese del sondaggio di opinione (Ifop), quasi 8 francesi su dieci sono favorevoli al divieto totale della corrida.
Il 16 novembre è stata depositata una proposta di legge che punta a vietare la corsa dei tori su tutto il territorio francese. In particolare si legge, come previsto già dal Codice penale, che «il fatto, pubblico o meno, di esercitare delle gravi sevizie o di commettere atti crudeli nei confronti di animali domestici, addomesticati o tenuti in cattività è punibile con tre anni di prigione e 45mila euro di multa». E «nel caso in cui le sevizie portino alla morte dell'animale, la multa è di 75mila euro e il tempo da trascorrere in prigione è di cinque anni».
Il punto qui è che nell'articolo del Codice penale citato nella proposta, il 521-1, è però prevista un'eccezione: «Le disposizioni del presente articolo non sono applicabili alle corride in quanto si può invocare una tradizione locale ininterrotta». L'eccezione è prevista anche per quanto riguarda i combattimenti fra galli. L'obiettivo della proposta di legge è quindi di cancellare tale eccezione nella corsa dei tori.
Ma la strada verso un divieto è difficile. Il governo si oppone, il ministro della Transizione ecologica non lo definisce una «priorità» e i partiti politici sono divisi, tra chi propone di rendere gli eventi fruibili solo a un pubblico maggiorenne, chi pensa che è importante considerare la libertà di scelta delle persone sull'andare o meno a una corrida e chi considera la pratica una «crudeltà». C'è chi poi la vede come un primo passo «per attaccare la caccia, la pesca e il foie gras» e chi si rimette nelle mani della «saggezza» dell'Assemblea nazionale, che si terrà il prossimo giovedì.