La leggenda del tennis si trovava in carcere a Londra per bancarotta fraudolenta e ora verrà estradato in Germania
Boris Becker, leggenda tedesca del tennis, è stato rilasciato dal carcere londinese in cui si trovava da oltre otto mesi e sarà estradato in Germania: lo riportano i media britannici.
Becker era stato condannato a due anni e mezzo di carcere lo scorso aprile, ma ha beneficiato di una procedura accelerata che prevede l'estradizione nel Paese d'origine se determinate condizioni vengono soddisfatte. Il tennista, lo ricordiamo, era stato condannato per aver nascosto una cospicua quantità di denaro (si parla di milioni) ai suoi amministratori fallimentari.
Magheggi non così abili
Stando alle accuse, Becker, che ha abitato a lungo a Zugo, prima di portare il domicilio a Wimbledon - dove lavorava come commentatore per la Bbc - ha trasferito quasi 427'000 sterline (520'000 franchi) dal suo conto aziendale ad altri, compresi quelli di sua moglie e della ex-moglie.
Secondo il tribunale, Becker non aveva nemmeno dichiarato alle autorità la sua quota in una proprietà da 1 milione di sterline (1,22 milioni di franchi) nella sua città natale di Leimen, in Germania, nascondendo alle autorità anche diversi pacchetti azionari e prestiti (anche qui per cifre a sei zeri). Nei suoi confronti, lo ricordiamo, indagano anche le autorità svizzere.
Al momento di entrare in carcere, l'allora 54enne, aveva dichiarato in lacrime: «Ho raggiunto il punto più basso assoluto e non so davvero cosa pensare... In ogni caso affronterò questa cosa e non mi nasconderò, non scapperò».
Sulle sue vicissitudini è stato realizzato anche un documentario che verrà trasmesso in streaming su Apple TV+.
Un tesoretto occultato
Ai sensi dell'Insolvency Act britannico, l'ex tennista tedesco avrebbe dovuto divulgare, in maniera dettagliata, tutte le attività e i beni del suo patrimonio, che viceversa - secondo l'accusa - sono stati, almeno in parte, occultati «in maniera disonesta». Medaglie, premi, trofei - tra cui la coppa vinta a Wimbledon nel 1985 e quelle degli Australian Open 1991 e 1996 - nascosti al fisco, al pari di diverse proprietà immobiliari e attività imprenditoriali tra Londra e la Germania, e circa 1,3 milioni di euro in asset. Un tesoretto milionario sottratto all'erario per evitare che venisse conteggiato dal curatore fallimentare, utilizzandoli viceversa a copertura parziale dei creditori.