Il Team Jorge possiede centinaia di migliaia di profili social finti e alimentati da Ai. Ecco come funziona questa tecnologia
GERUSALEMME - Fanno battute, hanno idee e un volto umano. Ma nessuna mano batte sulla tastiera per commentare quanto sia cambiato il prezzo dei Kitkat, la performance di una data squadra calcistica nell'ultima partita o il motivo per cui non bisognerebbe sostenere quell'Ong «che ha legami con l'estrema destra». Sono bot, e sono decine di migliaia.
La questione è tornata a farsi rovente con il reportage sul Team Jorge, finito velocemente sulle prime pagine e sui siti d'informazione di tutto il mondo dopo le rivelazioni fatte da diverse testate internazionali, tra cui il Guardian, Le Monde, El Paìs e il Tages Anzeiger. Il gruppo israeliano che avrebbe manomesso elezioni, campagne politiche e influito in generale sul dibattito pubblico in svariati Paesi si è infatti avvalso di 30mila profili social media falsi. Bot non è altro che l'abbreviazione di robot. Ma come funzionano?
L'obiettivo principale è imitare il comportamento umano. Per questo servono un'immagine del profilo con un volto, che può essere stato rubato a una persona reale o generato con l'aiuto di un'Ai; e una bio spiritosa e convincente, che elenchi i principali interessi dell'individuo che si vuole imitare. In genere i post condivisi potrebbero generare interesse in chiunque, perché sono incentrati su questioni popolari sui social in un determinato periodo, come il lancio del nuovo album in novembre di Taylor Swift. Molti di questi bot sono anche collegati a carte di credito, a numeri telefonici e riempiono regolarmente il loro carrello Amazon.
Il Guardian riporta in particolare l'esempio di un utente Twitter chiamato "Canaelan" su cui per diverso tempo erano stati pubblicati tweet molto generici e ricondivisi numerosi articoli di giornale. Poi, di colpo, aveva cominciato a commentare il comportamento dell'Information Commissioner's Office, un organo di controllo legale britannico, definendo le sue iniziative «politiche». Sotto al suo commento hanno cominciato ad apparirne svariati simili e con la medesima posizione, che però, nella realtà, non aveva alcun fondamento.
Chi abbia comprato il "pacchetto" di bot che avrebbe dovuto distruggere la reputazione del Watchdog non è chiaro, ma sono limpidi invece i motivi per cui è stato fatto: gettare discredito e disinformare su una piattaforma completamente accessibile al pubblico e quindi, in questo modo, avere un'influenza sul pensiero di chi scrolla davvero la propria home sui social.
Esempi di questo tipo possono essere fatti anche su altre piattaforme, che comprendono anche quelle controllate da Meta, ossia Facebook e Instagram. E ancora Linkedin, Telegram, Gmail e YouTube.