Prosegue il riarmo delle forze militari nipponiche. Il premier Kishida ha confermato l'acquisto di almeno 400 Tomahawk
TOKYO - Affari d'oro per le aziende militari statunitensi in Giappone. Il premier nipponico Fumio Kishida ha confermato al Parlamento l'intenzione dell'esecutivo di procedere con l'acquisto di almeno 400 missili Tomahawk in un'unica soluzione, e in anticipo rispetto ai tempi previsti, per «contenere la minaccia di una Cina sempre più assertiva».
A inizio mese il Ministero della difesa nipponico aveva accantonato 211,3 miliardi di yen, equivalenti a 1,45 miliardi di franchi, per completare l'operazione entro l'anno fiscale 2023, piuttosto che scomporre il preventivo nel corso di diversi anni, come precedentemente anticipato.
Il governo conservatore guidato da Kishida intende accrescere notevolmente le capacità di difesa della nazione a fronte dei timori di una crescente influenza militare cinese e i pericoli rappresentato dai test missilistici della vicina Corea del Nord, dotata di armi nucleari, mentre il conflitto in Ucraina ha creato un altro fronte di instabilità geopolitica a nord con la Russia.
La costituzione pacifista del Giappone limita la sua capacità militare a misure essenzialmente di auto-difesa. Dal 2022, tuttavia, l'esecutivo ha portato avanti una revisione delle principali politiche di sicurezza e difesa, in linea con quanto esplicitamente richiesto dall'alleato americano, fissando l'obiettivo di raddoppiare la spesa militari in linea con gli standard dei paesi della Nato, dall'1 al 2% del Pil entro il 2027.
I missili Tomahawk hanno una gittata di 1'600 chilometri e Tokyo punta ad ottenerli inizialmente come arma deterrente per poi «adattarli», fino al loro completo schieramento, in grado di colpire obiettivi nemici.