Cerca e trova immobili

ITALIAIl naufragio di Cutro, la "catena di errori" e i dubbi che rimangono

02.03.23 - 11:20
Dal confronto delle relazioni fornite dalla Guardia costiera e dalla Guardia di Finanza emergono criticità e omissioni
keystone-sda.ch / STF (Valeria Ferraro)
Il naufragio di Cutro, la "catena di errori" e i dubbi che rimangono
Dal confronto delle relazioni fornite dalla Guardia costiera e dalla Guardia di Finanza emergono criticità e omissioni

CUTRO - Di certo sappiamo che sono morte, almeno, 67 persone. Ma attorno ai fatti, a come sia maturata la strage avvenuta nelle prime ore del 26 febbraio a un centinaio di metri dalla riva al largo della spiaggia di Cutro, in Calabria, e a quali siano stati gli errori e le responsabilità, le acque restano molto agitate.

Il "Corriere della Sera" mette oggi a confronto documenti e versioni della Guardia di Finanza e della Guardia costiera. Un parallelo da cui emergono omissioni ed errori che non contribuiscono a dissipare i dubbi. Semmai ad alimentarli. Un proverbiale «tutti contro tutti», fatto di dichiarazioni e versioni che contrastano l'una con l'altra.

E c'è un punto in particolare, sottolinea il foglio italiano, che è destinato a sollevare più di ogni altro quesiti e ulteriori dubbi. Andiamo con ordine. Dopo il dispaccio emanato da Frontex - l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera che, alle 23.03 della sera che ha preceduto il naufragio aveva segnalato la presenza della barca dei migranti che «non evidenziava elementi che facessero pensare a una unità in distress», come si legge nella ricostruzione ufficiale della Guardia costiera, e che quindi non fu seguito da alcuna richiesta di soccorso - due unità della Guardia di Finanza sono partite, fra le 2.20 e le 2.30, per intercettare il caicco.

Alle 3.40, minuto più, minuto meno, «la Sala Operativa del Comando Provinciale GdF di Vibo Valentia comunicava all’Autorità Marittima di Reggio Calabria che le due unità navali della Guardia di Finanza sono state costrette ad interrompere la navigazione per avverse condizioni meteo marine. Gli operatori di sala richiedevano alla medesima Autorità l’intervento di proprie unità navali per raggiungere il target, senza ricevere riscontro», scrive la Guardia di Finanza. La versione non collima però con quella espressa nella relazione redatta dalla Guardia costiera che, «alle 3.48», annota quanto segue: «La Guardia di Finanza di Vibo Valentia informa i nostri di Reggio Calabria che i mezzi stanno tornando indietro per le condizioni avverse del tempo. Ci hanno chiesto se avevamo unità operative nella zona, noi abbiamo risposto che al momento non ne avevamo in attività operativa ma che le avremmo impiegate se ci avessero chiesto soccorso».

Due versioni incompatibili. Ma si va oltre. Nella medesima relazione viene anche sottolineato come, durante il contatto radio, vi era concordanza «sulla mancanza di elementi di criticità», Frontex docet. Due minuti dopo, alle 3.50, «la Sala Operativa del Provinciale di Vibo Valentia, mediante la postazione della rete radar costiera, acquisiva un target verosimilmente riconducibile alla segnalazione Frontex», scrive la Guardia di Finanza. E l'individuazione non fu parte della comunicazione. Perché? «Va precisato che in quel momento le imbarcazioni della Gdf non battevano nulla al radar», precisa la Guardia costiera.

E si arriva alla domanda essenziale. Il target in questione era stato acquisito o no da parte del radar della Guardia di finanza in quei minuti? Perché, come sottolinea il quotidiano italiano, adesso sappiamo che «a quell’ora era ormai troppo tardi per tentare qualsiasi operazione di salvataggio». «Ma in quel momento nessuno poteva saperlo».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE