Il fatto risale al marzo del 2020. Il procuratore di Los Angeles: «Gli agenti avevano un dovere legale. Hanno fallito nel loro compito»
LOS ANGELES - Sette agenti e un'infermiera sono stati incriminati di omicidio involontario per la morte nel 2020 di Edward Bronstein, il 38enne bianco fermato per un controllo dalla polizia in California a marzo del 2020 e morto soffocato dagli agenti che gli hanno premuto senza pietà le ginocchia sulla schiena mentre ripeteva "I can't breathe" (non riesco a respirare). Le accuse sono state annunciate dal procuratore della contea di Los Angeles George Gascon.
«Gli agenti avevano un dovere legale nei confronti di Bronstein, che era sotto la loro custodia. Hanno fallito nel loro compito», ha messo in evidenza Gascon.
Bronstein era sotto la custodia degli agenti della California Highway Patrol il 31 marzo del 2020 dopo essere stato fermato per un controllo stradale. In un video agghiacciante di 18 minuti, ripreso da uno dei poliziotti e che un giudice dopo due anni ha deciso di diffondere, si vede l'uomo in ginocchio, ammanettato e circondato. Sembra lucido, ma spaventato quando gli viene ordinato di stendersi per un prelievo di sangue. Non lo fa, resta in ginocchio.
I poliziotti alzano i toni, lo accusano di «voler scatenare una lite». Lui risponde di no, di voler sottoporsi «volontariamente al prelievo» ma esita a stendersi. La tensione sale. Bronstein sembra sempre più impaurito, terrorizzato e spaesato. Si guarda intorno, in cerca di una scappatoia. All'improvviso gli agenti lo buttano a terra e cominciano a premere con le ginocchia sulla sua schiena. Lui continua a ripetere che è disposto a fare il prelievo di sangue ma gli agenti lo ignorano.
A un certo punto inizia a ripetere le stesse parole di Floyd, "I cant' breathe" (non riesco a respirare) e "Let me breathe" (lasciatemi respirare). Lo fa per 12 volte in soli 30 secondi. I poliziotti non lo ascoltano. Alla fine perde conoscenza e per 3 interminabili minuti i poliziotti continuano a prelevargli il sangue senza rendersi conto. Solo dopo oltre 11 minuti dai suoi ultimi gemiti tentano inutilmente il massaggio cardiaco.
Per l'autopsia Bronstein è morto per «intossicazione acuta di metanfetamine durante l'arresto». La famiglia ha contestato questa conclusione e ha fatto causa ad una decina di poliziotti per uso eccessivo della forza e violazione dei diritti civili. Ha anche spiegato che quella che sembrava un'esitazione di fronte alla richiesta di prelievo del sangue altro non era che una terribile fobia di Edward verso gli aghi.
"I cant' breathe" è la stessa frase che due mesi dopo, a maggio dello stesso anno, pronunciò per l'ultima volta George Floyd, il 46enne afroamericano ucciso dalla polizia a Minneapolis e diventato il simbolo delle proteste del movimento Black Lives Matter contro la brutalità degli agenti.