I magistrati indagano relativamente a una presunta violenza, dopo una serata in discoteca. Acquisiti i messaggi scambiati dalla vittima.
MILANO - Dopo le accuse al ministro del Turismo Daniela Santanchè, in merito alle sue società, ora è il turno di un altro esponente di rilievo del governo Meloni. Stiamo parlando di Ignanzio La Russa, Presidente del Senato, da giorni al centro di una tempesta mediatica, politica e non solo, visto che un'inchiesta è stata aperta in Procura a Milano per un presunto stupro commesso dal figlio, Leonardo Apache, ai danni di una 22enne, che lo ha denunciato il 3 luglio scorso, oltre 40 giorni dopo lo svolgimento dei fatti.
L'episodio risale infatti alla notte fra il 18 e il 19 maggio, quando i due si sarebbero incontrati in una discoteca a pochi passi dal duomo di Milano. Nella denuncia la giovane ha raccontato di aver visto il terzogenito dell’esponente di Fratelli d'Italia, di aver bevuto due drink e di non ricordare più nulla, fino alla mattina seguente. E cioè fino a quando si è svegliata, «in assoluto stato confusionale, nuda nel letto con a fianco Leonardo».
Una volta chieste le spiegazioni del caso, il 19enne, secondo l'accusatrice, le avrebbe detto di averla portata lui in auto a casa. E di aver avuto un rapporto con lei «sotto l'effetto di sostanze stupefacenti». Ma non è tutto: la vittima sostiene che, sempre secondo quanto raccontatole al mattino dal rampollo di casa La Russa, avrebbe subito da incosciente un altro rapporto sessuale, compiuto questa volta da un Dj amico di Leonardo.
Ci sono poi dei messaggi telefonici, resi noti dal Corriere della Sera, inviati dalla giovane all'amica appena dopo essersi svegliata, in cui racconta di non ricordare nulla, chiedendosi: «Sono stata drogata?». Ne segue la risposta affermativa dell'amica, che le consiglia di andarsene («scappa, scherzi, vai via subito»), con un'aggiunta: «È dopo il drink che sei diventata strana. Lo continuavi a baciare». E una precisazione: «Alle tre ho chiamato un taxi, ti ho anche chiesto se volessi tornare con me, ma dicevi di voler stare con lui».
Prima di uscire da casa La Russa, l'accusatrice sostiene di essere stata vista a letto dallo stesso Presidente del Senato e racconta testuale: «Intorno alle 12.30 Ignazio la Russa si affacciò alla camera, vedendomi nel letto. Se ne andò via».
Così, dopo aver abbandonato l'appartamento, convinta dalla propria madre, la giovane raggiungerà la clinica Mangiagalli che le referterà: lesioni al collo e alla coscia, oltre alla positività alla cocaina (assunta prima della discoteca), ai cannabinoidi e alle benzodiazepine. Probabilmente, secondo la vittima, riconducibile all'assunzione di Xanax, un tranquillante.
In tutto questo però, a scatenare il putiferio politico e mediatico sono state le dichiarazione rilasciate in una nota da Ignazio la Russa, che non nega di aver incontrato l'ex compagna di liceo del figlio il mattino nella propria abitazione ma precisa di averla vista «assolutamente tranquilla». Il leader di destra si dice poi certo dell'estraneità del figlio, che giudica essere non imputabile di «alcun atto penalmente rilevante» e infine esprime dubbi circa la ricostruzione dei fatti fatta dalla giovane, «che invece aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio, episodio di cui Leonardo non era a conoscenza».
La leader del PD Elly Schlein ha riassunto il dissenso dell'opposizione, definendo «disgustoso sentire dalla seconda carica dello Stato parole che minano la credibilità delle donne», mentre a fianco di La Russa si è schierata il ministro Eugenia Roccella, ricordando che fu proprio il Presidente del Senato «per la prima volta a proporre una manifestazione di soli uomini contro la violenza sulle donne. Mi sembra questa già una risposta». Infine, lo stesso esponente di Fratelli d'Italia aveva provato a placare così le polemiche: «Io non accuso nessuno e men che meno la ragazza. Semplicemente, da padre, dopo averlo a lungo sentito, credo a mio figlio».
Quanto alle indagini, oggi i magistrati milanesi potrebbero già ascoltare la ragazza. Attraverso la sua ricostruzione dei fatti, l'analisi delle chat telefoniche, gli interrogatori di alcuni testimoni e l’analisi dei cellulari, i giudici cercheranno di fare chiarezza su quanto veramente accaduto. L'accusato, che tramite legale ha fatto sapere che il rapporto tra i due fu consenziente, rischia tra i sei e i 12 anni di carcere, qualora la violenza fosse appurata.