I missili a lungo raggio potrebbero rientrare nel prossimo pacchetto di aiuti a Kiev
WASHINGTON - Gli Stati Uniti si avviano a infrangere un altro tabù. Dopo mesi di resistenza, Washington è pronta a inviare gli Atacms all'Ucraina.
I missili a lungo raggio potrebbero rientrare nel prossimo pacchetto di aiuti a Kiev, anche se ci vorranno comunque dei mesi per la loro consegna.
«La guerra sarà portata a conclusione» - L'indiscrezione è accolta con soddisfazione da Kiev: «Il trasferimento manda un segnale chiaro sul fatto che la guerra sarà portata a conclusione, che la Russia deve perdere e che non esiste più la mitica paura di Mosca», afferma il consigliere presidenziale ucraino Mikhaylo Podolyak. Con la controffensiva ucraina sul terreno che prosegue, anche se lentamente, gli Atacms potrebbero giocare un ruolo importante: i missili infatti hanno una gittata di oltre 300 chilometri, in grado quindi di colpire nelle retrovie del fronte russo anche in zone come la Crimea.
La reticenza americana - Proprio la loro gittata, che gli permetterebbe di raggiungere e colpire nel territorio russo, è stata finora uno dei motivi della reticenza americana all'invio, temendo che la fornitura a Kiev possa essere interpretata da Mosca come una escalation della tensione a cui rispondere con forza. Altro motivo di reticenza nell'invio degli Atacms sostenuto per mesi da Washington è stato il numero limitato di razzi a disposizione. Di recente, però, gli Stati Uniti avrebbero scoperto di averne più del previsto e questo avrebbe facilitato lo sblocco della decisione per l'invio. Da quando sono stati sviluppati negli anni 1980, gli Atacms prodotti sarebbero comunque solo 4.000.
In attesa dei missili a lungo raggio, Kiev continua ad avanzare sul terreno. «A schiacciare il nemico»: «Ci sono alcuni successi ma non è un processo rapido», ha ribadito il portavoce del centro stampa congiunto delle forze di difesa della regione di Tavri, Oleksandr Shtupun, riferendosi ai passi in avanti nella zona di Robotyne, nella regione di Zaporizhzhia, certificati anche dall'intelligence britannica.
Mentre in segno di solidarietà all'Ucraina il ministro degli esteri giapponese Yoshimasa Hayashi è volato a Kiev con un gruppo di imprese, anche in chiave ricostruzione, il presidente Volodymyr Zelensky ha sentito il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, impegnato al G20. «Abbiamo parlato della cooperazione bilaterale. Sono grato a sua altezza per il continuo sostegno agli sforzi di pace», ha scritto Zelensky su X. In una serie di altri messaggi il presidente ucraino ha parlato di piani in atto per proteggere il sistema energetico e le infrastrutture critiche dagli attacchi aerei russi, per proteggere i porti della regione di Odessa e le infrastrutture del corridoio dei cereali. E ha assicurato che neanche un centimetro di territorio ucraino sarà lasciato agli «invasori russi».
Gli attacchi di Mosca proseguono però incessanti e così l'elenco dei danni e delle vittime si allunga. Dall'inizio del conflitto sono state completamente distrutte almeno 4.000 scuole mentre altre 3.000 sono state completamente danneggiate, costringendo i bambini ucraini a studiare nei rifugi. Allo stesso tempo però Mosca ha introdotto il programma di studi russo negli istituti nei territori occupati.