Le parole dell'attivista per i diritti umani e prigioniera politica iraniana Nasrin Sotoudeh
TEHERAN - «La morte di Armita Garavand è stata un nuovo omicidio di Stato». Lo ha dichiarato in un messaggio sui social Nasrin Sotoudeh, prigioniera politica e attivista per i diritti umani e delle donne, commentando la morte di Armita Garavand, la 17enne che è deceduta ieri dopo essere stata aggredita da una guardia della stazione della metropolitana di Teheran il primo ottobre.
Garavand è stata sepolta questa mattina a Teheran, con un gran numero di persone attorno. «Questo fiore spezzato è un dono alla patria», hanno gridato i presenti.
Riferendosi all'analoga scomparsa di Mahsa Amini, arrestata in un'altra stazione della metropolitana di Teheran per il modo in cui indossava l'hijab e morta durante la custodia della polizia, Sotoudeh ha scritto che l'Iran ha perso «due delle nostre ragazze nelle metropolitane». «D'ora in poi, dovremmo proteggere le nostre giovani (dalla polizia) nelle metropolitane, fino a quando non arriverà il momento di un giusto processo ai responsabili e ai mandanti dell'omicidio di Stato» ha concluso l'attivista.
Anche Narges Mohammadi, prigioniera politica recentemente diventata premio Nobel per la pace, si è unita al coro di accuse contro il regime. «La verità sulla morte di Armita è stata sepolta sotto un cumulo di inganni e minacce», il governo «ha coperto il suo crimine» ha scritto sui social. Tanti i personaggi iraniani di spicco che si sono espressi, compresi i due famosi registi Jafar Panahi e Mohammad Rasoulof: «Piangiamo Armita, ma, nel frattempo, fissiamo la luce che brilla su questa terra dalla resistenza e dalla ricerca della libertà delle donne e delle ragazze iraniane».