L'inseguimento a sirene spiegate, il contatto e gli audio dei militari. C'è il video dell’incidente costato la vita al 19enne in fuga.
MILANO - «Vaff.. non è caduto», «Chiudilo che cade. Nooo, non è caduto». Sono i commenti dei carabinieri lanciati con la loro gazzella all'inseguimento di uno scooter. Inseguimento andato in scena lo scorso 24 novembre e a seguito del quale un ragazzo egiziano di 19 anni perse la vita, dopo una drammatica corsa per le strade di Milano.
Le immagini e gli audio, contenuti nei video registrati dalla dashcam interne all'auto di servizio dei militari e da quelle esterne del Comune, sono state diffuse nelle scorse ore sui media italiani. Sono circa le 4 di mattina e a scappare dai carabinieri - come detto - è il giovane in sella a uno scooter, guidato da un suo amico ventiduenne.
Inseguimento da parte delle forze dell'ordine iniziato dopo che la moto non si era fermata all'alt dei militari e che terminerà poi con la caduta dei due e la morte, avvenuta in ospedale, del diciannovenne. Alt intimato dagli uomini dell'Arma che però verrà negato dal 22-enne alla guida, che agli inquirenti dirà: «Avevo paura perché non avevo la patente e sono scappato».
Tornando invece alle immagini dei video, si vede un primo leggero impatto tra gazzella e scooter («Vaff.. non è caduto», commenta un carabiniere) ma la fuga dei ragazzi in moto continua. Fino poi a quello che pare essere il definitivo impatto tra i due mezzi, vicino al Palazzo di Giustizia di Milano. «Sono caduti. Bene», dirà poi istintivamente un altro agente, che non sa però della gravità dell'urto, mortale per il 19enne.
Gli istanti finali dell'incidente non sono però del tutto chiari. Si dibatte sulla possibilità che lo scooter possa essere scivolato sulle strisce pedonali e solo successivamente venire urtato dalla gazzella. Lo chiarirà una consulenza tecnica.
Al Tg3 il video ripreso dall'auto dei carabinieri dell'inseguimento di Ramy morto a Milano durante la fuga il 24 novembre. Le immagini dell'impatto. Le frasi choc dei militari pic.twitter.com/ZlUdznN1fV
— MC (@Virus1979C) January 7, 2025
Nelle ore successive e fin da subito, le circostanze dell’incidente non convincono. Ne seguono le proteste all'interno del quartiere Corvetto, dove il giovane viveva con i genitori e il fratello. Si levano cori contro i carabinieri, accusati di avere causato l'incidente, scoppiano poi disordini e manifestazioni violente.
Come quella del 25 novembre, quando un centinaio di giovani, con striscioni che chiedono "verità per Ramy" e "non condannate un innocente", metterà "a ferro e fuoco" il quartiere difficile di Milano, con roghi, vandalismi e lanci di bottiglie e petardi verso la Polizia, che a sua volta risponderà con cariche di alleggerimento e lacrimogeni.
Nel frattempo la Procura del capoluogo lombardo ha aperto un'inchiesta, indagando per omicidio colposo tre carabinieri e per omicidio stradale e resistenza a pubblico ufficiale il giovane alla guida dello scooter, oggi in libertà. Indagine nella quale entra il video dell'inseguimento a sirene spiegate.