Il presidente fa pressione in vista del 6 gennaio, quando il Congresso dovrà certificare i voti del collegio elettorale
WASHINGTON D.C. - Il presidente statunitense uscente Donald Trump, inveendo continuamente contro le elezioni «truccate» dello scorso novembre, sta orchestrando l'ultimo assalto al voto facendo pressione sui parlamentari repubblicani in vista dell'appuntamento di mercoledì prossimo.
Trump ha disertato a sorpresa il tradizionale veglione di capodanno con 500 invitati nella sua residenza di Mar-a-Lago per tornare alla Casa Bianca e mettere a punto il suo piano per il 6 gennaio, quando il Congresso si riunirà per certificare i voti del collegio elettorale. È la sua ultima occasione per ribaltare la vittoria di Joe Biden, anche se appare destinata a naufragare perchè richiede il consenso di entrambi i rami del parlamento e la Camera è controllata dai democratici.
Trump sta comunque facendo pressioni sui parlamentari repubblicani, manovre che alcuni media e oppositori hanno paragonato ad un tentativo di "colpo di stato" dopo che i tribunali hanno respinto tutti i ricorsi.
Secondo la Cnn, ci sarebbero 140 deputati del Grand Old Party pronti a contestare il voto. Il primo ed unico finora a farsi avanti pubblicamente, però, è stato un giovane senatore repubblicano del Missouri, Josh Hawley. Il partito appare diviso e se si andasse al voto dovrebbe scegliere tra la fedeltà a Trump e la sacralità del processo elettorale, rischiando una pericolosa lacerazione politica.
Il leader dei senatori Mitch McConnell ha scoraggiato i colleghi dal contestare l'esito delle urne ma alla fine lascerà libertà di coscienza. Il senatore del Nebraska Ben Sasse ha invece condannato duramente la mossa del collega Hawley e di quanti intendono sfidare i risultati elettorali: «Un gruppo di politici ambiziosi pensa che ci sia un modo rapido per attingere alla base populista del presidente senza fare alcun danno reale a lungo termine, ma si sbagliano perché tale questione è più grande delle ambizioni personali di chiunque», ha accusato, condannando il «piano pericoloso» dei parlamentari che «stanno giocando col fuoco».
Il ruolo più delicato è quello del fedele Pence, chiamato a presiedere il Congresso. Trump avrebbe fatto pressioni anche su di lui perchè si assuma la responsabilità di ribaltare il voto, mentre un deputato repubblicano del Texas, Louie Gohmert, è andato oltre e ha presentato una istanza giudiziaria in questo senso. Ma i legali del vicepresidente hanno chiesto di respingerla sostenendo che le questioni legali sollevate da Gohmert dovrebbero essere eventualmente indirizzate alla Camera e al Senato. Pence non sembra quindi volersi prestare al gioco e dopo la sessione a camere riunite partirà per una missione di una settimana oltreatlantico per evitare l'inevitabile ira di The Donald.
L'atteggiamento di Trump è stato attaccato frontalmente anche dai media conservatori di Rupert Murdoch: ultimo il Wall Street Journal, secondo cui il tentativo di contestare il voto è una «missione kamikaze» che dovrebbe «imbarazzare i repubblicani» e che «mette il leale vicepresidente in una posizione terribile». «La corsa per ribaltare la volontà degli elettori macchia l'eredità di Trump e mina ogni progetto per ricandidarsi nel 2024. I repubblicani che lo assecondano daranno ai democratici la licenza di fare lo stesso in futuro» sentenzia il quotidiano. Ma a Trump piace giocare col fuoco e il 6 gennaio conta di portare anche migliaia di fan a Capitol Hill. La polizia già teme violenze e disordini.