Il Paese baltico considera la revoca della firma sull'accordo, mai ratificato, del 2014. Il Parlamento ne discute oggi.
La disputa territoriale tra i due Paesi è vecchia di oltre un secolo. La prima linea di demarcazione fu tracciata nel 1918 e ufficializzata due anni dopo, al termine della guerra d'indipendenza estone.
TALLINN - Non è un confine come tanti altri. Quello che separa l'Estonia dalla Russia - si parla quindi di una delle linee di demarcazione esterne dell'Unione europea - è oggetto di una controversia mai giunta ai titoli di coda. Non solo perché nessuna delle parti ha mai ratificato l'accordo siglato il 18 febbraio 2014. Ma perché a Tallinn considerano ora seriamente di revocare la firma apposta in origine su quel documento.
Il Parlamento del Paese baltico - scrive l'agenzia russa Interfax - si chinerà oggi sulla questione, già evocata nel febbraio scorso in una bozza di risoluzione presentata dal Partito Popolare Conservatore Estone (EKRE), principale forza dell'opposizione, che sottolineava come «non ci fossero ragioni per concedere a un Paese straniero il 5.2% delle terre, delle acque e dello spazio aereo dell'Estonia». La disputa tra i due Paesi ha però un'origine ben più antica. Che risale a prima del 2014. A prima di quel 2005 in cui fu siglata un'intesa tecnica, inceppatasi poi a causa di un preambolo non gradito a Mosca, perché ritenuto - nonostante le smentite di Tallinn - un potenziale trampolino per avanzare rivendicazioni territoriali. E ancora prima del 1991, l'anno dell'indipendenza finalmente restaurata dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica.
Un confine di 294 chilometri che "non esiste"
La linea di demarcazione tra i due Paesi è stata tracciata per la prima volta oltre un secolo fa, nel 1918. La sua istituzione ufficiale arrivò due anni più tardi con la firma del Trattato di Tartu al termine della "Vabadussõda", la guerra d'indipendenza tra le forze nazionaliste estoni e quelle della fu Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa. Un trattato che può essere equiparato a "certificato di nascita" per l'Estonia, ma che è considerato da Mosca - e citiamo di nuovo l'agenzia russa Interfax - come un documento storico privo di valenza legale. E gli anni successivi ne diedero chiara dimostrazione. In breve, rimandando avanti velocemente il nastro al presente: tra la Russia e il Paese baltico non esiste ancora un vero confine legale.
Lo "scenario Narva"
Il rapporto travagliato tra i due Stati è ben rappresentato dalle due città di Narva e di Ivangorod, con la seconda che sorge sulla sponda orientale del fiume Narva. Su territorio russo ma rivendicata, ai sensi del Trattato di Tartu, da Tallinn. Negli anni, gli esperti di geopolitica hanno coniato il concetto di "scenario Narva", con la città identificata come una possibile "prossima Crimea". La città, che conta poco più di 60mila abitanti, è di maggioranza russofona. E il governo estone non ha lesinato energie nel tentare di incorporarla nell'identità della repubblica baltica, ponendo inevitabilmente ostacoli - in particolare di matrice linguistica - di fronte ai cittadini russofoni. E questo fattore, Donbass docet, dalle parti del Cremlino è considerata un trattamento discriminatorio.