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La "discesa in campo", trent'anni fa

ITALIALa "discesa in campo", trent'anni fa

26.01.24 - 06:30
Il 26 gennaio 1994 venne trasmessa la dichiarazione d'intenti politica di Silvio Berlusconi
IMAGO / ABACAPRESS
Silvio Berlusconi lancia la "discesa in campo" nel 1994.
Silvio Berlusconi lancia la "discesa in campo" nel 1994.
La "discesa in campo", trent'anni fa
Il 26 gennaio 1994 venne trasmessa la dichiarazione d'intenti politica di Silvio Berlusconi

«L'Italia è il paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà». Era il 26 gennaio 1994: esattamente trent'anni fa Silvio Berlusconi compiva la sua "discesa in campo" con un messaggio inviato ai telegiornali di tutte le emittenti, Rai compresa. Una videocassetta della durata di nove minuti e 25 secondi, destinata a rivoluzionare la comunicazione politica e (facile dirlo con il senno di poi) la storia italiana.

"Vendere" la politica
Berlusconi aveva depositato nome e marchio di Forza Italia all'inizio dell'estate precedente, il 29 giugno 1993. Solo otto giorni prima del messaggio alla nazione si era costituito a tutti gli effetti quale movimento politico e all'inizio del febbraio 1994 si sarebbe tenuta la prima convention, nella quale l'imprenditore e proprietario del Milan avrebbe pronunciato il suo primo discorso pubblico da aspirante leader del Paese.

Il messaggio agli italiani di quel giorno è diventato leggendario. Cosa racconta quella dichiarazione a mezzo tv? Berlusconi sfrutta una terminologia sportiva (l'agone politico come un campo da gioco) e sfodera il suo talento da impareggiabile venditore. Non è casuale, nemmeno un po', il ricorso a un medium che della politica si era già fatto strumento. La Tribuna politica televisiva era presente da decenni: si trattava di un momento nei quali i capi di partito spiegavano agli elettori le proprie ragioni e li invitavano a destinare a loro il voto. Berlusconi rifiuta questa logica di pluralità e di dialettica con i giornalisti e, per il suo esordio, si crea uno spazio esclusivo. «Questo è il mio esordio in politica e quindi voglio fare un discorso di programma» avrebbe detto il Cavaliere al direttore del Tg2 Paolo Garimberti, secondo la ricostruzione dell'epoca pubblicata su La Stampa da Massimo Gramellini. «Ecco il motivo per cui non ho convocato i giornalisti: non voglio essere distratto né interrotto nell’esposizione del mio pensiero…».

IMAGO / Avalon.redDurante il lancio di Forza Italia.

I retroscena
Gli aneddoti e i dietro le quinte dell'evento in questione potrebbero riempire più volumi. Il messaggio venne allestito il 25 gennaio, in casa - nel senso letterale del termine: nella studio costruito nel giardino della villa di Macherio di Berlusconi, tra i calcinacci per i lavori non ancora completati. La leggenda più nota di quel giorno? Quella secondo cui sull'obiettivo della telecamera fu posta una celeberrima calza di seta di Dior, così da ammorbidire la fotografia e spianare le rughe: trucchetto - secondo la stampa dell'epoca - mutuato dal regime comunista di Ceaușescu, in Romania. L'autore delle riprese, Roberto Gasparotti, storico cameraman del Cavaliere, per anni ha negato l'esistenza di quella calza. «Fu un semplice accorgimento tecnico». Intervistato pochi giorni fa da Repubblica, invece, ne ha rivendicato l'utilizzo «per rendere più morbida l’immagine, più patinata, creando l’effetto skin tone».

La moglie Veronica Lario e la figlia Eleonora assistettero alle riprese del discorso mescolate ai vari collaboratori - tra i quali spiccavano Antonio Tajani, attuale leader di Forza Italia dopo la scomparsa di Berlusconi, e Gianni Pilo, l'allora "esperto di marketing politico" del Cavaliere. L'espressione "scendere in campo" viene ripetuta cinque volte, la parola "libertà" ben sette. Per assemblare il set furono usati i mobili della villa brianzola. Il look? Quello che divenne poi la "divisa" di Berlusconi: doppiopetto scuro, camicia azzurra, cravatta con i pois. Furono realizzate varie riprese, ma poi venne scelta la prima. Le prove andarono avanti fino alle tre del mattino del 26 gennaio - ma Berlusconi alle sette era già sveglio. Di quella giornata è stato raccontato tutto e di più: «Fa ginnastica, passeggiata nel parco, altra occhiata al video, pranzo con risotto e verdure bollite, pisolino pomeridiano». La sera seguì i telegiornali da casa, restando deluso dal trattamento riservatogli dalla Rai. A dir la verità il discorso integrale venne trasmesso solamente dal Tg4 di Emilio Fede: il messaggio di Berlusconi fu sintetizzato anche sugli altri due canali di sua proprietà, Canale 5 e Italia 1.

IMAGO / ABACAPRESSSilvio Berlusconi lancia la "discesa in campo" nel 1994.

La telecrazia
Il Cavaliere, non più solo imprenditore ma anche politico, si trova in una posizione senza precedenti: ha nella sua disponibilità il grosso dell'offerta televisiva privata. Sfrutta questa posizione di vantaggio per bombardare, a suon di spot e slogan, le rovine della politica italiana - che usciva stravolta dagli sconvolgimenti degli anni precedenti: la trasformazione del Partito comunista seguita al crollo del Muro di Berlino e soprattutto il ciclone Tangentopoli, che disintegrò l'intera classe dirigente precedente. 

Berlusconi si propone come il rinnovatore, come colui che guiderà l'Italia al successo esattamente come ha fatto con le sue aziende (e con il Milan). A dargli man forte, non quel 26 gennaio ma nelle settimane successive, ci saranno le stelle del suo firmamento televisivo: Mike Bongiorno, Raimondo Vianello, perfino Ambra Angiolini che chiosa (con lo zampino di Gianni Boncompagni) che «il Padreterno tiene per Forza Italia, mentre Satana tiene ovviamente per Occhetto», ovvero il leader del Partito democratico della sinistra (Pds) e sfidante del Cavaliere.

Sottovalutato e vincente
Trent'anni dopo si può tranquillamente osservare come la "discesa in campo" sia stata derisa, ridicolizzata ma anche gravemente sottovalutata. Roberto Benigni ricorda come suo nonno "scendeva in campo" per andare a fare i suoi bisogni e si chiede come mai Berlusconi, con tutti i suoi soldi, non si sia fatto costruire una toilette in casa. Anche la trasmissione "Tunnel" condotta da Serena Dandini ironizzava sulla stessa lunghezza d'onda, con una parodia che assimilava "Sforza Italia" a un lassativo. Eugenio Scalfari commenta sprezzante su Repubblica: gli italiani hanno visto un «clown» con il volto ricoperto «di biacca e di cerone». Curzio Maltese, su La Stampa, fa le pulci al discorso: «Nessuna parola difficile, poche subordinate, molti slogan, spruzzi di retorica, frasi fatte».

IMAGO / ZUMA WireCon l'allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton.

Coloro che consideravano il progetto berlusconiano come folkloristico e velleitario si ritrovarono poi, dopo la tornata del 27-28 marzo, con il centrodestra vincitore delle elezioni per la prima volta nella storia italiana e con un partito - che tre mesi prima non esisteva nemmeno - in grado di ottenere il 21,01% dei consensi. Il Pds, sopravvissuto a Mani pulite, si trovò a ripartire dalla sconfitta ed è lì che nacque la "demonizzazione" di Berlusconi, simbolo di tutto quanto c'era di male nell'Italia di allora e che non bisognava nemmeno nominare (come tentò di fare il Pd guidato da Walter Veltroni in una campagna elettorale successive). Eppure c'era chi pensava che la "discesa in campo" fosse  «un grossissimo regalo fatto al cartello delle sinistre», uno spauracchio che «se non fosse esistito, Occhetto se lo sarebbe dovuto inventare».

La politica non fu più la stessa
Ci sarebbe tantissimo da dire su Berlusconi, su quello che è stato impropriamente definito il suo "ventennio" (per rievocarne spregiativamente un altro) e sul futuro di Forza Italia, ora che il suo fondatore è spirato. Tornando al videomessaggio, il 26 gennaio di trent'anni fa segna una cesura tra due modi di fare politica. Ci sarà un prima e un dopo "discesa in campo", nello stile e nel linguaggio più ancora che nei modi e nelle idee, che tutto sommato non sono cambiate così tanto e hanno corsi e ricorsi ciclici.

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COMMENTI
 

s1 11 mesi fa su tio
a cosa non si ricorre pur di creare contrasto divisioni e fomentare emotività...

Roggino 11 mesi fa su tio
Uno dei pochi che è riuscito ad inchiappettare un intero paese ed è riuscito pure ad essere idolatrato da chi ha inchiapettato… 👏🏻

Noldino 11 mesi fa su tio
Bè, bisogna dire che aveva LETTO un bel discorso, fin convincente.
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