Il Ciclone Milei si è abbattuto anche su Roma. Ma il neo-presidente argentino è pure riuscito a riallacciare i rapporti con Papa Francesco.
ROMA - Anche a Roma si abbatte il ciclone Milei. L'eccentrico neo-presidente argentino, nella giornata clou della sua visita in Italia, la prima in Europa, raggiunge il suo principale obiettivo diplomatico: riallacciare i rapporti con il suo connazionale più celebre al mondo, Papa Francesco.
Poi, prima di ripartire, rilancia sui social i messaggi dei suoi fan che leggono nella foto tra lui e Meloni la nascita di «un'alleanza strategica con una visione comune». «Trema il comunismo mondiale», riposta Milei. Una comunione di intenti che però sembra essere solo nella sua testa.
Malgrado si sia vantato di avere «il 75% di sangue italiano», «una passione incredibile per l'Opera» e una predilezione per l'Alitalia («così potevo fare scalo a Roma», spiega), è stato accolto con prudenza al Colle. Al termine della riunione con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani, il Quirinale non ha diffuso nessuna nota ufficiale, facendo trapelare solamente che è stato un incontro «informale, di cortesia e di conoscenza».
Nessuna conferenza stampa anche a Palazzo Chigi. In un messaggio su X, la premier italiana in serata ha parlato di «incontro positivo» su settori chiave delle economie dei due Paesi e «un profondo legame storico e culturale», che Giorgia Meloni auspica «possa proseguire per una rinnovata cooperazione in diversi ambiti».
Oggi ho accolto a Palazzo Chigi il Presidente della Repubblica Argentina @JMilei. Un incontro positivo nel quale abbiamo dialogato sullo sviluppo di nuovi partenariati in settori chiave per le nostre economie come l'energia, le infrastrutture e l'agroalimentare. Italia e… pic.twitter.com/mGo4YtdhgX
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) 12 febbraio 2024
La scelta di non organizzare un incontro con la stampa potrebbe essere stata dettata dalle ennesime frasi forti pronunciate da Milei anche oggi e diffuse prima degli incontri istituzionali nella vicina Penisola. In un'intervista al giornalista Nicola Porro, su Rete4, Milei prima ha bollato lo Stato come «il nemico, un'associazione criminale». Poi si è autodefinito «un anarcocapitalista» dicendo che per lui il comunismo è «una malattia dell'anima».
«Originariamente - ha spiegato il leader argentino a Porro - pensavo che fosse un problema mentale» perché «il socialismo puro è stato sconfitto dalla teoria economica. Ma poi mi sono reso conto che era qualcosa di molto peggio, che era una malattia dell'anima. Quando il socialismo è stato applicato bene, hanno assassinato più di 6 milioni di esseri umani». «I comunisti non esistono più», lo ha corretto Porro. Ma il presidente ha replicato: «Ah, non esistono? Vi sono molti socialisti, che a lungo termine vogliono arrivare a questo. Sono comunisti vigliacchi».
Tuttavia, il suo obiettivo principale sembra che l'abbia conseguito: rientrare a Buenos Aires avendo incassato il disgelo con la Santa Sede. Dopo anni segnati da relazioni a dir poco turbolente - Milei arrivò a definire Bergoglio «il demonio in terra» - tra i due sembra essere faticosamente tornato il dialogo, malgrado le distanze.
Al termine di un colloquio di oltre un'ora, l'inquilino della Casa Rosada ha fatto autocritica, spendendo parole al miele per il Santo Padre: «Ho capito in questi ultimi tempi che il Papa è la persona più importante di tutta l'Argentina, è il leader dei cattolici nel mondo. Di conseguenza ho dovuto riconsiderare alcune posizioni e, a partire da quel momento, abbiamo iniziato a costruire un legame positivo».
Anche una nota del Vaticano, al termine del faccia a faccia tra Milei e il segretario di Stato, il card. Pietro Parolin, parla di «cordiali colloqui», durante i quali è stato espresso «compiacimento per le buone relazioni tra la Santa Sede e la Repubblica Argentina e la volontà di rafforzarle ulteriormente».