Che è stata un'annata un po' poco incisiva ("colpa" di Fortnite?) ma assolutamente non da buttare, e nel 2020 ci aspettano le nuove console
LUGANO - Sarà l'effetto-Fortnite, sarà la crisi, o il semplice caso ma è difficile ricordarsi un anno videogiocoso meno memorabile e così poco incisivo come l'appena trascorso 2019.
E i motivi sono tanti: siamo alla fine di un ciclo (le nuove Play e Xbox sono alle porte), la concorrenza dei giochi gratuiti, dei social e dello streaming che influiscono anche sui modelli di pagamento e sul valore che diamo al divertimento. Il risultato è una diffusa poca voglia di osare, l'utilizzo di formule collaudate in grado di garantire un rientro economico più o meno sicuro.
Il risultato è un 2019 zeppo di giochi belli, ma non sconvolgenti, spesso derivati da qualcos'altro e non estremamente frizzanti. Intendiamoci, non è che ci siamo annoiati, eh. Ma lo stupore resta altra cosa.
Gioco dell'anno: "Resident Evil 2" (Capcom, multi)
In un panorama come quello del 2019, quindi, non ci sta poi così male che a portarsi a casa il nostro premio di "Gioco dell'anno" sia un remake - con tutti i crismi - di un classicone dell'era Playstation.
Non c'è molto da dire, il lavoro fatto da Capcom è di quelli magistrali e non ha semplicemente trovato pari fra il resto dell'offerta di quest'anno. Dal ringiovanimento del gameplay, alle nuove trovate di design fino alla realizzazione tecnica vera e propria: “RE2” non solo fa (sempre) paura ma diverte come non mai.
E se per un futuro florido, il videogioco dovesse tornare a guardare al passato?
Menzioni d'onore: "Sekiro: Shadows die Twice", "Control", "The Division 2".
Esclusiva dell'anno: "Xbox Game Pass" (Xbox One)
Se per lo streaming è ancora presto (mi dispiace Google Stadia e Playstation Now) non è escluso che il domani dei games (almeno per quanto riguarda i modelli) stia proprio nei sistemi ad abbonamento - in stile Netlix - come quello di Xbox.
Sì, c'è già da un po', ma solo quest'anno è davvero esploso mostrando il suo potenziale come strumento di lancio di titoli nuovi (come "Gears 5").
E, se Sony già è all'inseguimento, non è detto che questo all-you-can-play non finisca per cambiare anche come i videogiochi vengono realizzati.
Menzioni d'onore: "Gears 5" (sic), "Death Stranding", "Fire Emblem: Three Houses".
Gioco indie dell'anno: "Sayonara Wild Hearts" (Simogo,multi)
Stiloso, onirico e tutto da ascoltare. "Sayonara Wild Hearts" è tutto (e niente): gioco di corse, rhythm game ma anche sparatutto e avventura.
Ed è impossibile non parlare della grandissima cura dedicata al comparto tecnico: tutto al neon, ma bellissimo, e con una colonna sonora pazzesca. Insomma, un gioco d'autore che strizza l'occhio al mobile ma che farà contenti anche i più scafati cacciatori del completamento al 100%.
Menzioni d'onore: "Mutazione", "Untitled Goose Game", "Neo Cab".
Premio della redazione: "Sekiro: Shadows die Twice" (Bandai-Namco, multi)
Sì, il titolo 100% ninja dei papà di “Dark Souls” non sarà roba per tutti ma noi della redazione ci siamo andati parecchio giù di testa. Fra parate al millisecondo, sciabolate e boss arrabbiatissimi il tosto “Sekiro” ha stregato (e schiaffeggiato) diversi di noi diventando uno degli argomenti fissi della pausa caffè: «Oh, ma la scimmia senza testa?», e giù a scambiarsi consigli (alla poi fine lo abbiamo “platinato” in tre).
Menzioni d'onore: "PES 19", "FIFA 19" e il solito e inossidabile "Dragonball FighterZ".