Carichi, più saggi, e pieni di energia: l'atteso ritorno della band elvetica è ora realtà
COIRA - Quattro fratelli, tre album, due Swiss Music Awards. Dopo una pausa di cinque anni, esce oggi il nuovo disco dei 77 Bombay Street.
Le dieci tracce del nuovo lavoro di Matt, Joe, Esra e Simri-Ramon, ideate e prodotte in diversi momenti degli ultimi anni, stimolano l'orecchio con musicalità diverse che ci portano a viaggiare con loro, seppur mantenendo il classico stile folk/indie rock che caratterizza la band svizzera.
Con "Start Over", album ascoltabile da oggi sulle principali piattaforme streaming, il gruppo lancia letteralmente un nuovo inizio, come ci conferma Matt, leader e cantante del gruppo.
Come mai “Start Over” (un nuovo inizio)?
«Perché per noi da un lato è un nuovo inizio in seguito alla pandemia, e dall’altro lato perché abbiamo fatto una lunga pausa: dal 2016 ci siamo praticamente fermati e quindi ora non la percepiamo come una continuazione, ma più come un nuovo inizio».
Come mai “Start Over” è l’ultima canzone dell’album?
«Non c’è un motivo preciso, abbiamo discusso la lista delle canzoni e si sono incastrate così. Allora ho pensato "perché no, mi piace avere proprio quella canzone alla fine", e abbiamo deciso di lasciare così».
Le canzoni suonano anche differenti l'una dall’altra, come mai?
«È successo in modo naturale. Alcune canzoni le abbiamo pensate e scritte anni fa, altre sono invece proprio nuove. Quando registriamo poi cerchiamo di percepire il miglior suono possibile per ogni canzone, non ci importa avere un concetto unico per tutto l'album, per cui ogni canzone suoni allo stesso modo».
Però il vostro marchio di fabbrica folk/indie rock si sente sempre.
«Esatto, le cose che erano importanti per noi nei primi tre album lo sono ancora adesso. Ad esempio i nostri strumenti: chitarra acustica, chitarra elettrica, basso e batteria e il modo in cui li suoniamo. Inoltre cantando spesso insieme abbiamo una certa armonia che si ripropone in quest’album, il nostro stile è un po’ ciò per cui siamo conosciuti».
Come vi sentite ad aver raggiunto i dieci anni insieme?
«Non è fondamentale per noi, penso che per noi è più importante che ci sentiamo bene, che vogliamo continuare e che siamo pieni di energia, non ci guardiamo indietro».
Vi sentite anche più saggi?
«Io penso di essere diventato un po’ più saggio: ho finito gli studi, sono in una relazione stabile, e mi sposerò l’anno prossimo. Anche per quanto riguarda la band, comunque, gestiamo meglio il tempo e le risorse e anche gli impegni tra famiglia, lavoro e musica».
È un bel traguardo. Come va il vostro rapporto, ogni tanto litigate?
«Principalmente andiamo d’accordo, la band è organizzata in modo chiaro: sebbene io sia il leader parlo sempre con i miei fratelli chiedendo se per loro va bene e cosa ne pensano. Poi ci fidiamo a vicenda, ci troviamo bene».
La pausa ha contribuito?
«Sì, è stata un'importante pausa creativa, che ci ha poi dato anche una nuova energia. Inoltre siamo stati attivi, nel lavoro, negli studi, abbiamo avanzato diversi aspetti della nostra vita».
Sei stato anche in Africa, giusto?
«Sì ho scritto la mia tesi di master in Malawi, è stata un’esperienza molto bella, ma non scioccante: la gente che vive lì è gente come noi, solo che hanno diversi standard di vita e altri tipi di problemi».
Qual è la tua canzone preferita dell’album?
«La mia è La La Land, è quella che arriva di più dal mio cuore, ed è la canzone che ho cantato alla mia fidanzata quando le ho chiesto di sposarmi».
Vi aspettavate il successo di "Karaoke Girl" nella Svizzera italiana?
«No, ma sappiamo che nella Svizzera italiana più che nel resto del Paese la gente apprezza canzoni felici, orecchiabili, le quali ti permettono di cantare con la band».
Quando tornate in Ticino?
«Per ora non possiamo ancora annunciare nulla, ma ci risentiremo!»