"Sentirai" segna il debutto da solista (e in lingua italiana) per Nicolò Martire
LUGANO - Una nuova avventura musicale, questa volta solista: Nicolò Martire, già frontman dei Kolumbia, si ripresenta con un progetto solista il cui primo frutto è il singolo "Sentirai". Sarà uno dei brani che il cantautore ticinese proporrà dal vivo sabato 21 dicembre in Piazza della Riforma «all'ora del bianchino pre-natalizio», nel contesto di Natale in Piazza.
Cosa racconta, questo singolo, del tuo nuovo percorso artistico?
«Quello con i Kolumbia è stato un periodo molto intenso e bello della mia vita, terminato nel 2017, Dopodiché ho avuto quasi un "rigetto" verso la musica, che avevo sempre associato all'esperienza con la band. Poi, piano piano, ho sentito il bisogno di fare qualcosa. Per me la musica è uno sfogo, mi aiuta a vivere. E poi ho sempre avuto il desiderio di mettermi in gioco con l'italiano. Sento di avere una maggiore responsabilità nello scrivere nella mia lingua madre».
C'è stato un momento in cui hai capito che il tuo viaggio non prevedeva più una band, ma doveva essere solista?
«È una bella domanda. Me lo sono chiesto moltissime volte. Ho sempre pensato che il mio percorso con una band fosse legato al periodo Kolumbia. Non sono da solo: c'è un produttore che mi segue; nei live ci sono altri musicisti, che ritengo pienamente parte del progetto, e tra loro, al basso, c'è mio fratello Francesco. C'è una dimensione collettiva, anche se considero questo progetto cantautorale qualcosa di profondamente intimo».
Il nuovo approccio è stato faticoso?
«Ho dovuto costruirmi giorno dopo giorno, finché alcuni eventi personali mi hanno definitivamente spinto a dire: "Proviamo e vediamo come va a finire". Ora che sono in pista, considero questo singolo un apripista: mi rappresenta molto, sia dal punto di vista musicale che delle liriche».
La produzione è di un nome noto della scena ticinese: Nic Gyalson. Com'è stato lavorare con lui e cos'ha portato al brano?
«Ci conosciamo da una vita. Siamo cresciuti nello stesso paese e ci siamo incontrati anche musicalmente ai tempi dei Kolumbia. Ha creduto fin da subito nei brani che gli avevo proposto. È stato molto importante, mi ha dato ulteriore fiducia in quello che stavo facendo nella mia stanzetta. Penso abbia avuto una grandissima sensibilità, che non tutti hanno: interrogarsi tanto sull'artista che aveva davanti. Il nostro percorso è stato basato sempre sul confronto trasparente, aperto alla ricerca delle soluzioni migliori per i brani».
In quali territori musicali ci troviamo?
«Mi hanno detto che è un miscuglio, ma c'è dentro me al 100%. Questo, nonché i brani futuri, sono molto diversi fra loro ma hanno tutti un senso complessivo».
Raccoglierai questo e altri brani in un Ep o album?
«Sarà una raccolta delle influenze che inevitabilmente mi porto appresso: ci sono il rock, il cantautorato italiano - passato e contemporaneo -, l'hip hop e anche qualche influenza di funky. Dipende tutto dall'umore del momento».
Tornando a "Sentirai", il testo condensa un intero universo di sensazioni e stati d'animo. Non c'è ottimismo a buon mercato, ma una resilienza che pare conquistata a caro prezzo.
«Ho cercato di parlare con grande sincerità e di condividere le riflessioni che faccio guardando il mondo. Non ho mai creduto a quello che definisci giustamente "ottimismo a buon mercato", l'ho sempre trovato illusorio e poco utile. La vita è fatta di sfide continue, niente è regalato e per gioire bisogna passare attraverso tante delusioni. È prendendo in mano le sofferenze che si può trovare la via per la propria serenità».