Rocco Vitale, membro dei Giovani Verdi
In Svizzera, l’1% più ricco della popolazione riscuote annualmente più della metà dei 70 miliardi di franchi dei redditi da capitale. Questi includono dividendi, interessi, redditi da locazione e altri guadagni da capitale. Contrariamente ai redditi da lavoro, che sono tassati al 100%, i redditi da capitale sono quelli meno imposti in Svizzera, fuggendo spesso anche all’imposizione sotto forma di dividendi o interessi all’estero. L’ingiustizia del sistema fiscale che ne consegue è uno dei fattori che più ha contribuito nel corso degli ultimi anni alla pericolosa crescita delle disuguaglianze e al peggioramento dei servizi pubblici in diversi cantoni.
Per frenare quest’evoluzione (o meglio: involuzione) e ridare dignità al lavoro è necessario mettere fine ai privilegi fiscali per il capitale. Secondo la proposta degli iniziativisti, la cosiddetta “iniziativa 99%” prevede che importi superiori a 100'000 franchi, ottenuti facendo fruttare un capitale preesistente, siano imposti una volta e mezzo rispetto ai guadagni salariali. I contrari evocano spesso uno scenario catastrofico per i piccoli risparmiatori e per le PMI. Due considerazioni vanificano questo timore: prima di tutto, raggiungere un reddito di 100'000 franchi unicamente attraverso grandi fortune e speculazione è un lusso che una grandissima fetta della popolazione non può permettersi; in secondo luogo, la ridistribuzione della ricchezza ottenuta attraverso una maggiore imposizione fiscale dell’1% più abbiente aumenterebbe il potere d’acquisto del ceto medio-basso. Soprattutto in tempi di ripresa – lo hanno storicamente dimostrato piani congiunturali quali il “New Deal”, ideato negli anni ‘30 dall’allora presidente americano F.D. Roosevelt – il consumo, dunque la domanda, è il vero motore che fa girare l’economia, favorendo investimenti aziendali e statali.
Sgravare i salari e tassare equamente il capitale permette infine di affrontare numerosi problemi del presente e sfide del futuro, gli uni strettamente correlati con le altre. Innanzitutto, il ridimensionamento delle diseguaglianze è la via maestra per sventare le minacce per la coesione sociale e il funzionamento del nostro sistema democratico; una concentrazione di denaro va sempre di pari passo con una concentrazione di potere, e già oggi le persone più abbienti sono in grado di comprare interi gruppi mediatici e di pagarsi costose campagne di voto. Tendenze “plutocratiche” vanno anche a scapito dell’economia di prossimità e di una concorrenza sana, importanti in un’ottica di ripartenza e di crescita sostenibile. Infine, un gettito fiscale supplementare permetterebbe di operare investimenti pubblici urgenti (formazione, risanamento del sistema previdenziale, conciliabilità lavoro-famiglia, per citarne alcuni) e di finanziare la transizione ecologica – una sfida tanto economica, quanto sociale. Problemi e sfide che concernono, per l’appunto, il 99% della popolazione.