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LORENZO ONDERKARicchi e fiscalità

22.12.23 - 08:00
Lorenzo Onderka, Avanti con Ticino & Lavoro
LORENZO ONDERKA
Ricchi e fiscalità
Lorenzo Onderka, Avanti con Ticino & Lavoro

Sul CdT del 20.12.2023 è apparso l’articolo a firma Dario Poma, dal titolo “Fiscalità: più pragmatismo e meno tabù ideologici”. In sostanza son d’accordo con lui sul fatto che una fiscalità non competitiva potrebbe spingere alcuni ricchi a lasciare il nostro cantone. È pur vero che la fiscalità è collegata alla spesa pubblica, che in Ticino è sicuramente al di sopra di quello che possiamo permetterci.

Nell’articolo si fa riferimento alla socialità come una delle migliori a livello svizzero, che però costituisce una delle maggiori voci di spesa del nostro cantone. Quello che si potrebbe concludere, leggendo l’articolo, è che portare la socialità al livello medio in Svizzera permetterebbe di contenere i costi e, di conseguenza, ridurre la pressione fiscale. Ma è tutto così semplice? No, questa lettura è molto riduttiva. Se la socialità è tanto sviluppata in Ticino, è per un motivo preciso: lo Stato ha dovuto fare di necessità virtù.

Il problema affonda le sue radici nel livello salariale del nostro cantone, decisamente più basso rispetto al resto della Svizzera, pur avendo costi della vita molto simili: senza l’intervento dello Stato il livello di povertà sarebbe elevato, anzi elevatissimo. È quello che vogliamo? Credo di no. È arrivato il momento di cambiare rotta, ma questo implica mettere gli attori della politica e dell’economia di fronte a un bivio: o si inizia a dare preferenza ai residenti in termini di opportunità di lavoro (riconoscendo salari in linea con l’altra Svizzera e permettendo così di condurre una vita dignitosa in Ticino), con conseguente riduzione tanto della spesa sociale quanto della pressione fiscale, oppure i costi della socialità rimarranno elevati, nell’affannoso tentativo di garantire una vita dignitosa ai ceti più deboli, mantenendo una pressione fiscale elevata.

In parole povere l’Economia è chiamata a scegliere tra il soldino e il panino, entrambi non li può più avere. Quanto fatto dall’Economia negli ultimi 15/20 anni ha provocato la partenza di molte persone dal Ticino, tra le quali tantissimi giovani, che hanno scelto di andarsene per cercare migliori condizioni altrove. I risultati sono chiaramente visibili: invecchiamento della popolazione e crollo delle nascite: un trend disastroso, di cui stiamo già soffrendo le prime conseguenze. Quindi chiediamoci: vogliamo continuare su questa strada o è giunto il momento di cambiare rotta? Noi di Avanti con Ticino & Lavoro vogliamo cambiare rotta. Siete con noi?

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COMMENTI
 

Webster 1 anno fa su tio
Caro Lorenzo, il vero problema del Ticino sono i troppi impiegati amministrativi statali. Siamo 350'000 abitanti, un po' di più della metà della città di Zurigo ed abbiamo un apparato burocratico fuori misura. Da quello che ho letto 36% in più della media svizzera. Se tagliassimo questi 36% avremo in cassa circa 200 milioni in più risolvendo il problema. Ma purtroppo nessuno di nessun partito propone una cosa del genere per via del bacino di voti che ciò rappresenta!

carlo56 1 anno fa su tio
condivido in parte. I giovani per esempio partivano già negli anni ‘70, soprattutto per gli studi, ma poi la maggior parte non tornava. credo sia illusorio pensare di ricreare in ticino le opportunità lavorative della svizzera tedesca perché il loro mercato è molto più ampio del nostro a causa dei minori ostacoli naturali (le alpi) pur essendo tutti in svizzera. anche il fattore linguistico conta: una lingua nazionale comune agevola sempre i contatti lavorativi. il ticino invece ha puntato parecchio sul vantaggio del frontalierato, da decenni, con profili professionali reperiti nel grande mercato del lavoro lombardo o piemontese che conta altrettanti abitanti quanto la svizzera intera. peccato però poi che il costo della vita in italia sia molto più basso del nostro sennò sarebbe conveniente per noi andare nella penisola a lavorare, cosa questa impraticabile salvo poche professioni iperqualificate. noi siamo troppo piccoli per competere a questo livello, ci piaccia o meno. poi c’è la questione stipendi che non è solo politica. La causa principale comunque è dei datori di lavoro, molti dei quali poco etici. la politica cerca di tenere in piedi il giochino in un difficile esercizio di equilibrismo fra stipendi compatibili al nostro caro vita per i nostri, stipendi convenienti per attirare le imprese dalla svizzera interna o dall’italia, aziende estere che si trasferiscono da noi, aziende già qui che non se ne vadano altrove per mancanza di profili adeguati o stipendi incompatibili al costo finale del loro prodotto, ecc. , e rispettare tutti gli accordi bilaterali. di certo tutto non si può avere. però va anche ricordato che prima dell’avvento dell’era finanziaria, fra gli anni ‘60-‘70 e il 2010, il ticino era un cantone mediamente povero. ci arricchimmo con il boom bancario e il segreto bancario, e non ci peoccupammo granché di spingere anche attività collaterali alternative perché tanto “i soldi da noi arrivavano comunque da soli e bastava gestirli e spenderli”. quel tempo è finito. ora siamo tornati in acque aperte e dobbiamo saper navigare, o imparare a farlo.

G 1 anno fa su tio
Risposta a carlo56
👍👌complimenti
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